Velvet Afri (VA): Storia del gruppo. Come sono nati i Good Fellas, dopo la lunga gavetta nel rock’n’roll di Lucky e Fabrizio…
Lucky Luciano, frontman dei Good Fellas (LL): Leggere biografia sul sito (www.goodfellasitaly.com)! Anyway, dopo tanti anni di Jumpin’shoes, ho sentito la necessità di riportare la musica nell’Italia bella da cui è partita. Lo spettacolo era troppo americano e basta. Volevo portare sul palco quell’entertainment dei grandi cantanti italoamericani, come Sinatra, Louis Prima, Dean Martin, così come la fresca spensieratezza dei nostri Carosone, Buscaglione, quartetto Cetra… Quindi, ho lasciato a malincuore i Jumpin’ per intraprendere, da solo e coraggiosamente, questa nuova strada. Fabrais ha capito che questa era la direzione giusta e che i Jumpin’ avevano esaurito il loro corso storico e si è aggregato con entusiasmo.
VA: Come avete scelto i musicisti che vi avrebbero accompagnato in questa nuova avventura?
LL: Partiamo col dire che qui in Italia non c’è molta scelta. prima di tutto manca la cultura del rock’n’roll e dell’orchestra jazz nel senso classico. quindi ci sono ottimi musicisti, che però sono sempre estremamente indaffarati, e qua e là qualche buon musicista che ha voglia di approfondire un progetto come fu il nostro. Siamo stati fortunati nel corso degli anni a trovare compagni di viaggio bravi e disponibili al gioco. Infatti, sono stati tutti scelti principalmente per le qualità umane, prima ancora di quelle musicali. Questa è una famiglia che dirigo con passione e spesso mano ferma. In qualità di fondatore e direttore artistico determino il nostro cammino, e cerco di mantenere unita la famiglia tenendoci tutti divertiti il più possibile.
VA: Com’è nata la collaborazione con Ray Gelato? Avete in cantiere progetti futuri insieme?
LL: Tanti anni fa, alla Festa de L’Unità di Soliera, Modena. Il batterista dei “Giants”, allora “Chevalier brothers”, fu ricoverato per un’ulcera perforata, ed alla domanda c’è un batterista tra il pubblico rispose Fabrais. Conoscemmo Ray, scoprimmo la stessa passione per la musica, e qualche anno più tardi io divenni il suo tour manager, lavorando per l’agenzia che ne fa il booking date in Italia. Ora lo accompagno anche all’estero tutte le volte che posso. La tournée dell’inverno scorso fu molto fortunata. Per adesso niente progetti in comune.
VA: E la collaborazione con Aldo Giovanni e Giacomo? Come sarà la colonna sonora del nuovo film? Uscirà un disco con la colonna sonora?
LL: Nata per caso. Abbiamo suonato prima di loro alla Festa de L’Unità di Modena nel ‘99, davanti a 30.000 persone bagnate fradice… Siamo sopravvissuti e loro hanno capito che eravamo la band giusta per il loro spettacolo. Un mese dopo eravamo a Milano assieme. Non ci siamo mai divertiti tanto. La colonna sonora del film sarà come loro la vorranno. Io sto facendo da direttore musicale, ma loro sono molto protagonisti, ed anche esigenti. Avremo ascoltato migliaia di brani assieme, oramai. Di sicuro non mancherà la loro impronta sul mio e sul nostro lavoro di band. Spero vivamente che potremo fare uscire la colonna sonora. se loro non ne avranno voglia, allora uscirà un bel disco nuovo targato Good Fellas…
VA: Abbiamo assistito nelle ultime stagioni musicali a un grande ritorno dello swing, grande popolarità (vedi il trionfale concerto di Ray Gelato al Teatro Miela di Trieste, ad esempio) e nuove contaminazioni (vedi i “Gabin”)… Hai una tua teoria riguardo questo fenomeno o credi ci sia soltanto bisogno del divertimento e della spensieratezza che lo swing senz’altro offre?
LL: C’è stata una ondata retro swing revival in USA due anni fa. è passata come neve la sole, non lasciando nessuno strascico né in Europa, né tantomeno in Italia. Non c’è bisogno di nessun ritorno per una musica intramontabile. Lo swing assolve al compito primario dell’intrattenimento: divertire, far ballare, spensieratezza. non serve altro. Non conosco i Gabin e le contaminazioni mi piacciono poco. Sembra sempre che si debba cercare di far qualcosa di nuovo. A me piace quello che è stato già fatto e quindi non mi va di cambiarlo.
VA: È vero quello che si dice, che tu e Fabrizio ascoltate “soltanto” il genere di musica che suonate? Non credi che l’ascolto di generi diversi possa essere di arricchimento per un gruppo?
LL: Nella mia collezione musicale convivono Tschaikowsky, Caruso, Sinatra, Lynyrd Skynyrd, Springsteen, Count Basie, Deep Purple, Yngwie Malmsteen, Presley, Carosone, Perez Prado. Semplicemente non vi entreranno mai tutti quei generi musicali suonati sull’on-beat, ovvero in battere. Funky, disco e derivazioni moderne di tali ritmi non allettano il mio orecchio, tutto qui. Per ascoltare qualcosa ti deve piacere secondo me. se sento una cosa che mi piace la aggiungo alla collezione senz’altro. se non mi piace ne resto indifferente, oppure anche offeso, in senso musicale. Fingere apertura e mostrare interesse per ogni cosa può anche voler dire che non hai scelto una parte dove stare, ed io scelgo sempre, non mi piace l’indifferenza.
VA: Se vuoi aggiungere “qualcosa di tuo”, sarà molto ben accetto!
LL: In seguito a molti fraintendimenti vorrei esplicare al pubblico un concetto di base. chi ama lo swing, o il rock’n’roll non può avere una matrice reazionaria. Perché queste musiche hanno assolto un compito inconfutabile. Hanno unito gli ottusi protestanti anglosassoni, benpensanti e razzisti, al popolo afroamericano, così come a quello italoamericano, o ad ogni altra minoranza. Sono fenomeni che da musicali si sono tramutati in costume, al limite massimo del concetto rivoluzionario. chi sostiene di amare il rock’n’roll ed essere nazista allo stesso tempo dovrebbe rileggere i libri di storia. oppure dovrebbe chiedere ai propri padri o nonni perché la polizia fascista alla fine degli anni 50 picchiava i giovani in blue jeans che osavano ostentarli in pubblico… Direi che di discriminazione il mondo ne ha avuto proprio abbastanza. Viviamo da uomini liberi per una volta, e magari insegnamolo anche ai nostri figli.
Foto: concerto di Cison di Valmarino (TV) — 14 agosto 2002