Shinya Tsukamoto è stato presente alla 59a edizione del festival di arte cinematografica a Venezia, vincendo — successivamente a quest’intervista — il Premio Speciale della Giuria (sezione Controcorrente). Lo abbiamo incontrato per parlare del suo nuovo film A snake of June (Rokugatsu no Hebi). Dopo essersi fatto conoscere in occidente con il film Tetsuo: the iron man, diventato un cult movie, l’artista giapponese continua a riflettere sulle grandi problematiche che affliggono il Giappone e in particolare la città di Tokyo.

Rokugatsu no Hebi

Martina Palaskov Begov (MPB): Lei, in questo suo ultimo film, esplora un fenomeno diverso, sempre tuttavia molto legato all’ambiente in cui vive e che esplora: Tokyo. Tuttavia, la sua indagine si sofferma sulla coppia giapponese, sul rapporto tra uomo e donna nella sua complicata società. Come le è venuto in mente di trattare questa tematica in particolare?

Shinya Tsukamoto (ST): In Giappone oggi, uno dei grossi problemi che riguardano la coppia e la famiglia è il forte calo delle nascite. Questo è un aspetto molto sentito nel mio paese. Ci sono le coppie e le persone si amano, ma non fanno sesso, e di fatto i bimbi non ci sono. La famiglia giapponese si sta riducendo ad essere composta da marito e moglie. Quindi è questo il motivo principale per cui ho voluto esplorare questo aspetto della mia società. Ritengo infatti che questo fenomeno non sia motivo di vanto per i giapponesi. Naturalmente trovo bellissimo che due persone riescano ad amarsi senza l’aspetto sessuale della relazione. Ma ritengo che senza il sesso il rapporto non sia completo.

MPB: Volevo azzardare un paragone. La tematica trattata da lei è molto simile all’indagine che Stanley Kubrick fa nel suo ultimo film Eyes Wide Shut. Nonostante le diverse origini del film, l’aspetto trattato è molto simile. Secondo lei questo è un problema che affligge un po’ tutte le società della nostra epoca contemporanea o soltanto quella giapponese? Volevo inoltre sapere se lei ha visto il film e se in qualche modo ha voluto ispirarsi al maestro scomparso.

Rokugatsu no Hebi

ST: Ho visto il film di Kubrick e devo dire che in generale egli mi piace molto. Quando ho visto per la prima volta Eyes Wide Shut ho pensato che assomiglia molto al mio film. Infatti, io avevo in mente di girare A Snake of June da dieci, quindici anni. La somiglianza mi ha colpito. Se debbo essere onesto, non ho compreso affondo il film di Kubrick, il suo significato più profondo. Pur rilevando gli aspetti simili, ho girato il mio film come avevo in mente di farlo da sempre. Per quanto riguarda invece la domanda sull’internazionalità della mia tematica, credo che il mio film rappresenti esclusivamente la società giapponese, le peculiarità del film sono tipiche di Tokyo. Abbiamo coppie che non fanno sesso e ciò porta alla lunga a dimenticarsi di avere un corpo e quindi poi ad una tristezza interiore. Ho visto ciò come una particolarità di Tokyo, oserei dire della città, della megalopoli in generale. In realtà mi interessa molto sapere, ed è questo uno dei motivi che mi spinge a viaggiare molto ed a recarmi spesso all’estero, qual è la reazione di un pubblico straniero al mio film e mi interessa anche vedere se il pubblico crede che la tematica si possa adattare anche alla propria società. Questo è ciò che gradisco particolarmente dei festival internazionali.

MPB: Volevo soffermarmi sul personaggio che lei interpreta nel film (Iguchi). Il personaggio, infatti, oltre ad avere la caratteristica di altri personaggi trattati nei suoi film precedenti (la protesi meccanica che si snoda dal suo corpo, segno che ci si trova di fronte all’uomo macchina del XXI secolo) è anche colui che spinge la donna a liberasi da questa repressione sessuale, a sfogarsi sessualmente. Che cosa rappresenta Iguchi? Qual è lo scopo finale del personaggio? Perché fustiga il marito della donna in modo quasi punitivo?

Rokugatsu no Hebi

ST: Iguchi è innanzitutto un personaggio che sa di dover morire (sta morendo di cancro). L’idea della morte ci rende consapevoli di avere un corpo, e un corpo che deve decadere, che noi stiamo per lasciare. Questo aspetto, che cozza con la realtà della nostra società poiché la tecnologia ha fatto in modo che le persone si scordino del loro corpo fatto di carne, caratterizza la psiche del mio personaggio. Quindi, egli, grazie alla morte, sta rendendosi conto fino in fondo della sua realtà fisica, risveglia la consapevolezza di avere una parte fisiologica nella donna e nella coppia, che lo avevano dimenticato. Vorrei pensarlo come un diavolo, Dio forse, che come un demiurgo interviene nella storia.

MPB: Volevo sapere qualcosa sull’aspetto tecnico dl film. Come lei costruisce un film; se si concentra molto sulla sceneggiatura, se preferisce l’interpretazione. Si ispira, inoltre, a qualcuno in particolare?

ST: Il mio ruolo è, come avrà notato, onnicomprensivo nella preparazione di un film e non credo di poter individuare un ruolo a cui io do la predominanza. Ritengo che la sceneggiatura sia importante, ma anche la regia, il montaggio. Credo che il mio mestiere inglobi tutti gli aspetti tecnici dello sviluppo del film. Non è possibile individuare un elemento predominante. Nei confronti degli attori tendo a dare loro libertà di movimento. Inizialmente cerco di dare poche indicazioni e preferisco che loro trovino la chiave d’interpretazione. Dopo, vedendo il risultato, rifletto se l’azione è conforme e simile alla mia idea iniziale. Nel caso intervengo e do istruzioni più dettagliate sulla scena. Se, tuttavia, la loro interpretazione libera mi convince, allora tengo il girato.

MPB: Ultima domanda. Cosa si aspetta lei da Venezia, da un festival così grande e così conosciuto. Che ne pensa, inoltre della reazione del pubblico al suo film. E per finire se ci può anticipare qualcosa sul suo prossimo progetto e se magari lo rivedremo qui il prossimo anno…

Tsukamoto (Iguchi) in Rokugatsu no Hebi

ST: Perquanto riguarda il Festival, non posso che direche si tratta di una manifestazione ricca di tradizione, essendo il più antico festival cinematografico del mondo. Quindi credo che sia stupendo e vitale essere qui oggi. Basta pensare, parlando sempre di Giappone, al maestro Kurosawa, che vincendo il Leone a Venezia (con Rashomon nel 1951 n.d.r.), ha fatto conoscere la nostra cinematografia a tutto il mondo. D’altro canto vorrei anche rivelare che il mio film appare nella sezione Controcorrente (che poi avrebbe vinto, ndr). Il fatto che un festival, tanto importante, mantenga il suo aspetto tradizionale ma al tempo stesso preveda uno spazio per qualcosa di molto più innovativo, d’avanguardia, lo ritengo fantastico e importante. Per quanto concerne la reazione del pubblico, devo dire che, sia quando ho preparato il film, che quando lo ho realizzato e montato, continuavo a non avere idea di come sarebbe stato accolto dal pubblico. Pensavo: “Forse piacerà, forse no”. Ero curioso anch’io di sapere quale sarebbe stata la reazione. Quindi sapendo come ha reagito il pubblico veneziano, sono un po’ sorpreso ma anche molto felice.

MPB: Vedremo mai un Tetsuo Tre?

ST: Ho talmente tante idee nella testa che non saprei davvero da dove cominciare. Sono ancora indeciso su quale sarà il mio prossimo film. Tra le idee che mi frullano per la testa c’è anche quella di un altro Tetsuo. Quindi potreste vederlo…