Fruit Chan, uno degli esponenti più interessanti della cinematografia asiatica contemporanea, dopo lo splendido film Durian Durian, presenta quest’anno a Venezia il suo nuovo lavoro, Public Toilet; una bellissima storia di gioventù, amore, malattia e morte.

Martina Palaskov Begov (MPB): Buon pomeriggio signor Chan. Questa è la terza volta che noi la vediamo a Venezia, come si sente?

Fruit Chan (FC): La temperatura è un po’ fredda (c’erano all’incirca 32°C sulla terrazza dell’Excelsior, ndr). Inoltre c’è poco tempo per dedicarsi ai divertimenti…

MPB: Parliamo del film. Mi ha affascinato particolarmente il fenomeno esclusivamente asiatico del gabinetto pubblico, dove la gente, uomini e donna, si reca per condividere insieme un’esperienza che invece in Europa e in Occidente si affronta intimamente. Tutto ciò è normale in Estremo Oriente?

FC: È normale, ma non lo è. Ho parlato molto dei giovani nel mio film e il gabinetto ha fatto da sfondo ad una storia piena di sentimenti d’amore. Quando in famiglia una persona sta molto male, e viene trasferita in ospedale, la speranza di vederla stare meglio diminuisce di giorno in giorno. Il sentimento che domina il mio film, è tuttavia quello della speranza; se c’è, se esiste anche solo una cura, un’erba, un santone in grado di curare quella malattia perché non tentare? Ricordo che anch’io una volta mi sono recato con un caro amico in Cina per scovare una strana medicina prescritta da una specie di santone. E so di molti altri che hanno fatto la stessa esperienza. Questa è l’Asia, non saprei dire lo stesso del resto del mondo. Come fate voi, vi distendete a letto ad aspettare la morte? In Asia, molta gente si affida a queste strane pratiche mediche. I giovani di cui parlo io, che si recano a conversare nel gabinetto pubblico hanno questo scopo nella vita, cercare una cura per la persona amata.

"Public Toilet": Kim (Hyuk Jang) e Ocean (Yanghee Kim) — Questa ragazza non ha ossa! dice di venire dall'oceano

MPB: Che tipo di relazione c’è tra il gabinetto pubblico, luogo dove ci si reca per defecare, (probabilmente la pratica quotidiana che meglio fa sentire un essere umano la mattina), e la malattia terminale?

FC: Gli uomini cagano dal sedere ogni giorno, ma cagano anche dalla bocca molto spesso.

MPB: E se non si caga, non ci si sente bene…

FC: Ma, anche chi caga troppo non si sente tropo bene (ride, ndr)… Abbiamo un corpo molto complicato. Si tratta di una pratica biologica, tuttavia, di cui la gente parla con vergogna. Parlare di un gabinetto pubblico ti dà sempre l’idea di parlare di qualcosa di sporco. Come evitare di far vedere lo sporco che si trova all’interno delle latrine? Credo, inoltre, che l’idea di un gabinetto pubblico, per gli occidentali, sia ancora più bizzarra per noi asiatici. L’Asia, come l’India, che io ho anche raccontato nel film, è un continente molto povero. Per esempio, nel film si vede come in India la gente si ferma e piscia per strada. Non sto facendo una critica alla società indiana. Si tratta di una cultura e di una società che io non conosco e che di conseguenza devo rispettare doppiamente. Non volevo rifare una delle tante vicende che si svolgono all’interno del gabinetto. Mi riferisco alle sparatorie nei bagni che si vedono spesso nei gangster movies, oppure, come capita nei road movies dove le persone in fuga si fermano nei bagni pubblici per rinfrescarsi. Volevo creare un intreccio diverso che si svolgesse all’interno del gabinetto pubblico, questo è il motivo per cui ho inventato una storia che parte nei gabinetti ma che poi attraversa luoghi lontanissimi del continente asiatico. Una storia che il pubblico potesse accettare e gustare.

Public Toilet Kim (Hyuk Jang) e Chi (Insung Cho) sono buoni amici, entrambi sono cresciuti a Pusan

MPB: Lei conosce, per caso, una famosissima canzone popolare italiana che fa riferimento proprio alla cacca, cantata da uno dei più grandi registi e interpreti del cinema italiano, Roberto Benigni? La canzone, che egli ha cantato per anni e fatto conoscere attraverso tutte le TV e le radio italiane, si intitola, appunto, La canzone della merda.

FC: Non ne ho mai sentito parlare, ma adesso mi metterò subito alla ricerca di questa canzone!

Quando ho scritto il mio film, non avevo idea di che canzoni inserire che facessero da sfondo alla mia vicenda. Alla fine ho scelto una canzone inglese.

MPB: Vorrei adesso soffermarmi sulla collaborazione che lei ha intrapreso con interpreti di varie nazionalità asiatiche; coreani, giapponesi e hongkonghesi. Come ha lavorato con loro, come ha coordinato il lavoro?

FC: È stato molto complicato, perché tutti i ragazzi sono di nazionalità diversa, ma anche perché non sono attori professionisti. Inoltre ho girato tutte le scene, principalmente per strada… non è stato semplice. L’attore coreano è molto famoso nel suo paese. Per quanto riguarda gli altri, sono tutti ragazzi che sono apparsi per la prima volta sullo schermo. I due ragazzi di Hong Kong, sono già molto famosi, hanno interpretato, tra le altre cose, anche dei personaggi nel mio film The Longest Summer. Per quanto riguarda i ragazzi che si recano in India, ho scelto due ragazzi di Hong Kong di origine indiana. Ricordo la prima volta che ci siamo recati in India, i ragazzi pensava a tutto tranne al film… è stato divertente. Nonostante tutto, l’esperienza che ho fatto con i ragazzi e con le diverse culture asiatiche mi ha stimolato moltissimo, ma è stato anche molto difficile. Credo che non lo farei una seconda volta. A volte non riuscivo a capire niente. Abbiamo girato in tante lingue, e alla fine non riuscivo più a riconoscere la mia di lingua (ride, ndr).

MPB: Il film è già stato distribuito a Hong Kong?

FC: Non ancora. Lo ho appena finito, giusto in tempo per presentarlo a Venezia. Infatti la versione che avete visto voi in Italia non è la versione definitiva del film. Per il fatto che ho dovuto accelerare i lavori all’ultimo momento, ho trascurato dei particolari che vorrei rivedere. Vorrei correggere il colore. Voi siete i primissimi ad aver visto il film, quindi dovreste considerarvi molto fortunati.

Un'immagine di "The longest summer" di Fruit Chan

MPB: Ricordo di aver visto il primo suo film al Far East Film Festival di Udine; The Longest Summer. Sono rimasta affascinata da quel film. So che lei è qui per parlare di Pubblic Toilet, ma sprecherebbe un paio di parole per il film che ho citato?

FC: Si tratta di un melodramma. Nessun regista della Cina Continentale ha mai parlato del passaggio di Hong Kong alla Cina nel 1999 per motivi commerciali e di produzione. Sono stato molto fortunato a poter girare quel film. Ho mescolato la filosofia di un film indipendente con lo spirito di un film cinese. A Hong Kong, infatti, nessuno ha pensato allo sconvolgimento sociale che questo hangover avrebbe provocato. Nel mio film ho cercato di esprimere questo sentimento. Ho incontrato soldati in pensione che mi hanno confidato i loro timori e i loro pensieri. Il governo di Hong Kong li ha licenziati senza l’assicurazione di un nuovo impiego. Erano tutti molto confusi. Non è facile trovare un nuovo lavoro quando si ha quarant’anni o cinquanta. Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a girare quel film. Tuttavia ho voluto inserire altri personaggi, più giovani, anch’essi in conflitto con la società e con le diverse generazioni. Il personaggio del fratello minore, per esempio, rappresenta tutti gli adolescenti hongkongesi. Ho voluto anche sottolineare come i nuovi boss di Hong Kong sarebbero stati proprio questi teenagers. Il problema della disoccupazione, inoltre, non grava solamente sui giovani di Hong Kong, ma coinvolge un po’ tutte le società del mondo. Credo che in parte sia anche colpa nostra. Abbiamo abituato i giovani a godere del divertimento piuttosto che del lavoro. Ho voluto far vedere come due generazioni combattono tra di loro, come è stato difficile condividere lo stesso suolo dopo il 1999. Personalmente io adoro quel film, anche se da un punto di vista commerciale non è andato molto bene. Se lei osserva, in tutti i miei film io parlo di gioventù e di come sia difficile crescere. Anche in Public Toilet parlo della crescita. I miei giovani eroi sono alla ricerca di qualcosa, ma al tempo stesso maturano, crescono. Devono affrontare dei problemi e delle peripezie che li obbligano a crescere. Probabilmente questo è il mio modo di essere indipendente. Se vuoi girare dei film indipendenti infatti, non puoi permetterti di ingaggiare attori famosissimi, star.

Un'mmagine di "Made in Hong Kong" di Fruit Chan

MPB: Sempre parlando di Hong Kong, come sono cambiate le cose dopo il 1999?

FC: Per quanto riguarda quest’anno di produzione, credo che la cinematografia asiatica sia stata molto energica. Si creano ed inventano nuove storie, originali, sono stati lanciati nuovi giovani talenti che sono poi diventati star. Vede, a mio avviso, il pubblico asiatico che viene coinvolto dal cinema di Hong Kong è molto maggiore di quello occidentale. Tuttavia dopo il 1999 le cose non sono andate benissimo, né per Hong Kong né per la Cina. La pirateria è aumentata molto in questi anni. Per quanto riguarda ancora Hong Kong, adesso la cinematografia è molto influenza dalla commedia americana. Anche il mercato cinese sta aprendo le sue porte all’America. In Cina le cose sono molto diverse, tuttavia. Il sistema è molto complicato. Il fenomeno coreano è molto interessante assieme a quello taiwanese. Si tratta di un cinema che diventa ogni anno più maturo. Queste due cinematografie in particolare sono diventate molto famose. Prima si parlava solo di Hong Kong, invece oggi si stanno facendo strada altre realtà. Tuttavia credo che i film di Hong Kong siano sempre molto energici. Probabilmente tra un paio d’anni risorgerà.

MPB: Il suo cinema è molto diverso dal cinema degli altri registi a Hong Kong. Che tipo di relazione c’è tra lei e gli altri filmakers? Le caratteristiche tipiche della cinematografia d’azione di Hong Kong, per esempio quel cinema di Ringo Lam o di Johnny To, non si riscontrano nel suo modo di fare cinema. Lei ha mai pensato di girare un super film d’azione alla maniera hongkonghese?

FC: Come no!! Tuttavia io sono cresciuto con la filosofia industriale della Cina Continentale. Ma il rapporto con gli altri registi è molto buono. Preferisco girare film indipendenti. Sono, in ogni caso, un regista molto particolare a Hong Kong. Non invento film per fare soldi. Se si girano dei film commerciali, il successo arriva molto presto, ma girare film indipendenti è sempre molto impegnativo, sia dal punto di vista commerciale che da quello distributivo. L’unico sbocco, a volte, per i film indipendenti è quello di partecipare ai festival. Anche i circuiti dei festival sono però spesso difficili da convincere. Anche la qualità del film conta molto, così da soddisfare il pubblico più esigente. A Hong Kong dicono che i registi che partecipano ai festival sono registi che confezionano i loro film a casa, dei “filmini”, insomma. Questo concetto è molto interessante e strano. Non credo di poter dare una perfetta definizione di me stesso, e non saprei dirvi come collocarmi come regista. Io mi vedo come un regista, e basta. Giro e invento ciò che mi piace, senza seguire un flusso preconfezionato dall’industria.

MPB: C’è — tuttavia — un po’ d’azione nel film The Longest Summer.

FC: Si infatti. Ma non poteri definirlo un film d’azione. Un vero film d’azione mostra molte più scene di combattimento e scene di kung fu, non soltanto sparatorie. Forse un giorno cambierò completamente stile e girerò un pomposissimo film d’azione.

MPB: Lei conosce il Far East Film Festival?

FC: Sì, lo conosco e sono stato invitato un paio di anni fa, se non ricordo male. Ma non ho mai tempo di andarci. Adesso le racconto una curiosità, lo sai lei cosa dicono del festival? I registi che hanno partecipato al festival sostengono che la manifestazione porti fortuna al lancio della pellicola. Tutti i film che partecipano al festival poi diventano dei successi (ride, ndr)! Questo succede per la maggiore ai registi commerciali di Hong Kong. Non tutti lo sostengono.

Una scena di Public toilet

MPB: Chi, per esempio?

FC: Jo Ma. I sui film, di ritorno da Udine, hanno sempre un grandissimo successo. (ride ancora, ndr).

MPB: Ultima domanda. Quale sarà il sua prossimo progetto?

FC: Sto scrivendo la sceneggiatura del mio prossimo film. Quest’anno non ho voglia di girare, sono troppo stanco. Devo rilassarmi per partorire nuove idee. Vede, quest’anno voglio solo pensare al mio prossimo film. Quando riguardo i miei film mi rendo conto che non sono perfetti, ma quali lo sono?

MPB: Deve ancora girare il suo film perfetto….

FC: Credo che non lo girerò mai!