Christian Sinicco (CS): Franco Fortini nel 1976 uscì con un articolo per il supplemento culturale del “Times”, un articolo sui nuovi poeti Maurizio Cucchi, Dario Bellezza, Milo De Angelis. Noi qui abbiamo Milo De Angelis. Qual è stato il tuo rapporto con Franco Fortini, con Dario Bellezza e Maurizio Cucchi?

Milo De Angelis (MDA): Il rapporto con Franco Fortini è stato fondamentale negli anni Settanta quando ho iniziato a scrivere. Sono due i poeti che ritengo maestri, davvero fecondi per la mia modesta vena. Sono Franco Fortini e Piero Bigongiari. Il primo rappresentava l’istanza giuridica, il tribunale: si fermava su ogni scelta, su ogni andare a capo, su ogni rima, su ogni decisione metrica per chiederne ragione in un modo quasi da corte d’appello, come se da quella scelta dipendesse il destino del mondo. Bigongiari è stato invece l’accoglienza, gran signore fiorentino, ospitale, caloroso. Bellezza non l’ho conosciuto, ci siamo visti alcune volte in convegni. Lui aveva scritto una cosa molto bella per il mio esordio nel 1974, molto generosa e piena di slancio e affetto. Però era una persona non facile, selvatica e con la sua chiusura. Ci siamo sempre voluti bene da lontano. Cucchi è un caro amico, un poeta che stimo enormemente. Ci vediamo spesso anche per ragioni calcistiche: abbiamo visto delle partite… Lui è interista e io milanista; abbiamo litigato sul derby famoso del 6 a 0 per il Milan che lui guardava terrorizzato. Tutto qui.

CS: Una domanda sul tuo ultimo libro Dove eravamo già stati. C’è una figura strana, una Nostra Signora: cosa rappresenta?

MDA: è una invocazione ripetuta con delle varianti: Nostra Signora delle nebbie, Nostra Signora del minuto. Nella dispersione metropolitana un punto di riferimento, un approdo, una meta, una minima stabilità nell’equilibrio instabile del camminare per Milano, città particolarmente carica di attriti e sbilanciamenti. Questa signora metropolitana mi accompagnava nelle mie innumerevoli passeggiate milanesi, notturne e diurne.

CS: Hai curato per le edizioni Il ramo d’oro questo bellissimo libro di Paolo Cervi Kervischer. Qual è il rapporto tra poesia e arti visive?

MDA: è una domanda aldilà delle mie umili possibilità di risposta. Posso dire che ho amore per le arti visive e per la pittura di Paolo: è un pittore medianico, capace di visioni notturne, invisibili, sotterranee, esoteriche. Mi piace quella dimensione sia nella poesia che nelle arti visive.

CS: E tra poesia e Internet?

MDA: La poesia non cambia: cambiare è peccato dicono i siciliani. La poesia non cambia e né il telefono, né la macchina da scrivere, né internet possono moltiplicarne l’essenza.

CS: Te la ricordi una poesia?

MDA: Non mia però. Non ricordo nulla di ciò che ho scritto. Posso citare una poesia di un grande maestro, Mario Luzi, che è presente in questo libro: Amore difficile da dare, difficile da accogliere. Se osa sente il freddo della serpe ma se non osa volge di età in età, di vita in vita.