Siamo di ritorno da Romics. Infreddoliti, anzi, a dire il vero congelati fino alle ossa. Ma della trasferta romana conserveremo sicuramente un ottimo ricordo: per aver rivisto vecchi amici – Mariano Equizzi con la sua versione Flash di Erinni -, per averne conosciuti personalmente di nuovi – Emanuele Di Giorgi di komix.org, Emiliano Longobardi di Rorschach, il vulcanico Valerio Bindi che scopriamo nostro fedele lettore, Sergio Rossi da Fumo di China… -, e per avere ottenuto riscontri che avvalorano il nostro impegno nel tentativo di produrre mensilmente una rivista di qualità.

E noi che ci credevamo poco più che dignitosi. Milleseicento chilometri valgono bene altre definizioni.

Certamente il nostro target non è quello dei cosplayers, né quello degli adolescenti che costituivano buona parte del pubblico della rassegna; ma da coloro che da sempre rappresentano il nucleo forte dei nostri lettori abbiamo ricevuto conferme ben più lusinghiere di quanto forse ci attendessimo, tanto presso lo stand – che condividevamo con l’amico Carmine Amoroso, a questo punto a tutti gli effetti integrato nell’organico redazionale – quanto in sede di conferenza.

È stato un vero piacere l’essere considerati tra le realtà evidentemente collocate su un elevato piano di professionalità nel panorama del web italiano (che, come ha sottolineato Gianfranco Goria, gode di un numero di lettori ed interessati piuttosto congruo, a maggior ragione  rispetto agli effettivi acquirenti di albi, libri e riviste in un mercato editoriale che suscita numerosi interrogativi);  è stata massima soddisfazione vedere catalizzata l’attenzione di un pubblico competente (i colleghi degli altri webmagazine, il moderatore Andrea Materia e gli altri) verso la nostra attività, pur con alcuni limiti che ci sentiamo oggi di ammettere. Ma che il rinnovato entusiasmo ci sprona a superare: in primo luogo, nel riprometterci una maggiore adesione all’attualità del fumetto, tanto italiano quanto estero, al di là delle pur importanti interviste agli autori. Più saggi, più riflessioni su quanto si produce nel panorama dell’editoria a fumetti, e una maggiore partecipazione a tematiche che dobbiamo sentire più vicine, quali il fumetto e il web o certe ibridazioni a livello narrativo.

A posteriori, ad ogni modo, la scelta della manifestazione romana quale prima occasione di confronto pubblico si è rivelata quanto mai adeguata: abbiamo atteso, resistendo alla tentazione di partecipare in precedenza ad altre rassegne, portando con noi l’esperienza di tre anni e lasciandoci alle spalle le prime ingenuità, gli eventuali punti deboli del passato, e vagliando le prossime correzioni di tiro.

Chi ha lamentato in Romics determinate carenze – strutturali, endemiche, verrebbe da dire ideologiche – legate per lo più alla massiccia presenza, in termini quantitativi e insieme qualitativi (banalizzando, anche in virtù della posizione privilegiata dei relativi stand), di tematiche non sempre direttamente correlate al fumetto, ha sicuramente alle spalle un’esperienza maggiore rispetto alla nostra nei termini di presenze alle fiere.

E personalmente, pur condividendo parte delle istanze emerse dalle considerazioni dei giorni immediatamente successivi alla rassegna, da acquirente non ho riscontrato enormi problemi, sebbene la mancanza di certe case e di significative presenze di prodotti esteri si sia fatta sentire. Perché, probabilmente, c’è un interesse a monte, il medesimo che mi spinge a frequentare le non affollatissime conferenze o gli incontri con il pubblico. Che, è vero, erano dislocati in aree della Fiera piuttosto distanti dalle sezioni espositive e di mercato; ma, al di là dei dubbi sulla possibilità di una diversa disposizione logistica degli eventi (in fondo non possiamo chiedere di spostare fisicamente la sala congressi), mi domando perché incontri comunque pubblicizzati dal programma e ripetutamente annunciati all’interno dei padiglioni non abbiano avuto il riscontro che meritavano.

Se l’annosa questione della visibilità del fumetto e, soprattutto, delle responsabilità degli operatori in tal senso, riporta in vita un atteggiamento che ha buone ragioni di essere polemico, è altrettanto vero che la vita quotidiana del lettore, dell’appassionato, dello studioso si esprime al di fuori del contesto fieristico ed è caratterizzata da un ampio ventaglio di scelte e possibilità. In altri termini, la reperibilità di prodotti di livello è tutt’altro che una chimera.

Forse nel mondo del fumetto serpeggia un’alea di purismo, in virtù del quale un mondo editoriale che è tutto fuorché limitato (certo un po’ disordinato, ma tutto sommato fertile, sebbene sicuramente esoso per le tasche di chi vorrebbe mantenersi informato coltivando anche altri interessi) si rimpicciolisce a forza di inani rivendicazioni e di scarsa lungimiranza che appiattiscono il dibattito alla sterile suddivisione di un orticello – e la definizione non è mia, ma di un noto professionista di cui tuttavia vorrei rispettare l’anonimato, per la forma privata nella quale l’affermazione si è prodotta.

Da un lato, quindi, la mancanza di sensibilizzazione da parte degli operatori: in questo senso, diamo atto all’organizzazione di Romics per il tentativo di valorizzazione del libro a fumetto e per l’idea di presentare esponenti di quattro aree geografiche che rappresentano altrettante fiorenti fette di mercato, idealmente riunite sotto lo stesso tetto. Anche se forse andrà perfezionata una formula mediante la quale istituzionalizzare un dibattito approfondito contestualmente alla presenza del grande nome, garantendo sempre di più la presenza massiccia di testi provenienti da ogni parte del mondo – non ha senso presentare l’autore e non mettere a piena disposizione opere dell’area geografica che rappresenta.

Verrebbe però da chiedersi se, in un ambito non del tutto chiaro quale quello che tutti stiamo cercando di delineare, anche il popolo dei lettori non abbia qualche responsabilità, e se non sempre sia difendibile come possa apparire; mi chiedo, cioè, quanto sia corretto, una volta considerata l’eterogeneità dei convenuti, sia per interessi (non tutti venivano a Romics per i fumetti), sia per fasce di età (non possiamo attenderci che gli adolescenti assistano necessariamente ad una conferenza di taglio accademico), additare sempre e comunque gli operatori quali responsabili di un clima di incertezza una volta che, pur con tutti i limiti da più parti evidenziati, le sollecitazioni comunque non mancano.

Dalla Fanzine alla Webzine: un tema di cui si è discusso e che ovviamente troverà anche su Fucine Mute le considerazioni del caso. Considerazioni che, però, non dovranno diventare gli strascichi; ritengo, e sono sicuro sia opinione condivisa, che il dibattito lanciato a Romics abbia definitivamente consegnato nelle nostre mani (e con nostre intendo quelle di tutto il mondo della rete concernente il fumetto) una responsabilità di non poco conto, forse non ufficializzata ma sicuramente sensibilizzata. Laddove essere professionisti risulta difficile (nei termini della difficoltà definitoria e quindi strutturale del nostro operato, e nei termini di un’approssimazione nel panorama fumettistico da cui tentiamo di affrancarci ma che inevitabilmente riceviamo in eredità), e laddove si tenta almeno di apparire professionali, ricordiamo che toccherà anche a noi costituirci come strumento di sollecitazione e di analisi critica; definitivamente legittimati nei termini di una presenza riconosciuta, che sia questo il senso di nuove possibilità di collaborazione, e sia questo il terreno dei nostri comuni intenti.

Abbiamo le capacità e gli strumenti per far parte di quell’apparato critico che oggi vediamo così lacunoso – problema che, come ci ricorda Sergio Brancato intervistato proprio per questo numero di FM, non riguarda il solo ambito fumettistico -, e siamo in grado, pur nell’impossibilità di fare direttamente parte di cicli produttivi che, credetemi, si riveleranno necessari, di costituirci da tramite e da supporto teorico per quel terreno dimostratosi ancora vergine (se lo stesso Equizzi si dimostra polemico verso i presupposti del proprio lavoro!) del fumetto on line. Abbiamo strade da percorrere, definizioni da ricercare, argomentazioni da cavalcare.

E per questo motivo raccolgo e rinnovo l’invito anche ai nostri lettori di parlarne, e parimenti sottoscrivo la proposta di UBC Fumetti di istituzionalizzare un incontro periodico nazionale di chi porta le proprie istanze in rete.

Dallo stesso sito proviene la richiesta agli ex-fanzinari di rispolverare i vecchi lavori e di ripubblicarli on line. Anticipiamo l’appello e pubblichiamo in questo numero F.L.A.G. di Carmine Amoroso e, sul versante musicale, la fanzine ufficiale di Peter Murphy, unitamente ad un’intervista esclusiva al musicista.

Inutile, quindi, rimarcare che parte di Fucine Mute 34/35 sarà dedicato a Romics: oltre al già citato Sergio Brancato, in coppia con Alessandro Di Nocera, proponiamo un’intervista a Mario Rossi, una a Monkey Punch, e una al Direttore Artistico di Romics, Luca Raffaelli, condotta con la partecipazione di Franco Spiritelli.

Ma questo è un numero doppio, denso di articoli e di qualità: da Diane Disney al documentario di Giampaolo Rampini su Tsukamoto, dall’indomito Ivo Gaido passando per il cinema latino-americano, avrete materiale da sfogliare fino alla conclusione delle festività decembrine, che auguriamo le più felici a tutti voi.
Nonostante un saggio (bellissimo!) di Luca Lorenzon forse non nel più puro spirito natalizio.

Andiamo avanti lavorando; chi vorrà rimanere indietro resterà a guardare.

Auguri di tutto cuore.