Gli immancabili occhiali scuri, una camicia a righe, seduto al tavolo davanti una tazza di the. Rocky Roberts è qualcosa più di un mito degli anni Sessanta, come direbbe Gianni Minà: è un’istituzione. Ma è anche una fucina di aneddoti e una personaggio dalla rara simpatia, sopra e fuori dal palco. E lo dimostra in questa intervista raccolta prima dell’esibizione al Godilandia, lo spazio estivo allestito per la musica dal vivo nel giardino della Pizzeria Ristorante Ausonia di Trieste.

Gianfranco Terzoli (GT): è la prima volta che viene a Trieste?

Rocky Roberts (RR): Non credo.

GT: Ha fatto già tenuto altri concerti, si ricorda quando?

RR: Ma io ho già girato in Italia da tutte le parti, non credo che ci sia un posto dove non sono mai stato. Considerando che sono tanti anni che…

…fa questa carriera splendida…

GT: Sta preparando un disco nuovo. è in uscita, è già uscito?

RR: Il disco è uscito. è da vedere come va. è un disco un po’ diverso dalle altre cose che ho fatto. è tutto da vedere come funziona, se ai giovani piace, o al pubblico piace.

Si tratta di “Rides again”: un cd edito da Blobmusica (www.blobmusica.com) contenente rifacimenti in chiave moderna di brani già incisi da Roberts negli anni ’60 (“Sono tremendo”), covers (“Living in A Box”, grande successo dell’omonima band) e brani originali.

GT: Diverso in che senso?

RR: è tutto nuovo, ma c’è qualche pezzo rifatto..

…Covers…

Covers e poi ci sono due o tre che sono nuove e quelle lì sono un po’ diverse da quelle che io faccio normalmente.

GT: Come si spiega il fatto di essere da tanto tempo sulla breccia, di avere sempre questo successo. Qual è il suo segreto?

RR: Mah — ride — non c’è, non c’è un segreto. Questa è una domanda che deve rivolgere alla gente, perché è lei la responsabile di questo successo, non è colpa mia.

GT: Vuol dire che dipende dalla sua bravura…

RR: Bravura non lo so…

GT: Ma diciamo di sì: un singolo di successo può essere frutto di un colpo di fortuna ma quando uno ha una carriera così lunga vuol dire che qualcosa c’è sotto, no? C’è tanto.

RR: Ma speriamo che sia così…

GT: Come si spiega che continui a essere di moda il revival degli anni Sessanta, c’è sempre interesse per gli anni Sessanta anche da parte dei giovani. Come mai? Perché non c’è niente di nuovo di interessante o perché hanno voglia di riscoprire le vecchie cose?

RR: è una domanda un po’ delicata perché non riesco a capire nemmeno io. Forse perché per i giovani sono cose diverse e poi ascoltando forse si sente esattamente ascoltando le parole, ascoltando la melodia, si rende conto che c’era qualche cosa, qualcosa di diverso.

GT: Che magari nelle cose odierne non c’è?

RR: Mah questo è un discorso, non lo so. Perché sai, ogni generazione ha la sua musica, ogni generazione perché io mi ricordo quando per la prima volta ho ascoltato il rock per la gente di una certa età era una musica scandalosa, per dire, no, e poi il rock oggi è all’ordine del giorno. La musica di oggi forse si fanno le stesse cose, nessuno riesce a capire, non so, ma è più che giusto che ogni generazione abbia la sua musica.

GT: Che rapporto ha con Internet, è un appassionato, conosce il mezzo, cosa ne pensa?

RR: No, lo conosco ma io non sono molto coinvolto ma io credo che sia un’idea splendida quando la gente comincia a capire esattamente come funziona io penso che sia la moda di oggi, è il futuro.

GT: Il suo pubblico: com’è composto? Ci sono tanti giovani, ma anche meno giovani: un po’ di tutte le età…

RR: Mah, il mio pubblico non ha età, è come me. Ride. è strano ma è vero. I più piccoli e i più anziani. Per me è una cosa bellissima perché sentire i bambini cantare “Stasera mi butto” è una cosa favolosa per un artista che ha fatto queste canzoni tanti tanti anni fa.

GT: Si diverte ancora quando si esibisce, per lei cantare le stesse canzoni è un’emozione diversa ogni volta? Cosa prova?

RR: Mah, io mi diverto, quando canto normalmente mi diverto e mi diverto ancora di più quando vedo che il pubblico si diverte. E quando non mi divertirò più e quando sentirò che il mio pubblico non si diverte più, mi ritiro. Ride.

GT: E allora passeranno ancora parecchi anni.

RR: Ti ringrazio. Speriamo.

GT: Un’ultima domanda, perché poi certo vorrà riposarsi prima del concerto.

RR: Non c’è problema.

GT: Secondo lei che ha visto molti cambiamenti nella musica, ha sentito tanti tipi diversi di musica, verso dove si sta andando, qual è il futuro della musica?

RR: Mah, se io avessi saputo questo, io mi davo da fare subito e mi mettevo a produrre la cosa più interessante in anticipo. Non si sa.

GT: Però c’è un ritorno del vecchio rock’n’roll.

RR: Ma non direi che sia un ritorno, perché la musica è un’arte molta strana: si dice che questa è una novità, quella è una novità quello è vecchio, ormai anche oggi si dice quello è anni Sessanta, anni Settanta, anni Ottanta, house music, living music, ma in realtà è tutto misto. è un fatto di moda ma è sempre musica. In realtà la musica è sempre quella: sì, si può fare elettronica, si può fare metal rock, con la chitarra che grida, che spezza le orecchie, i bassi, boom boom ma è sempre musica. Ride ancora. E poi domani si diminuiscono i bassi, si toglie la chitarra, si mette invece il fiato, si mette un “patch on” o un clarinetto e si avanti.

…O una cornamusa, com’è successo un po’ di tempo fa…

RR: Sì, sì, la musica è una cosa che andrà forte finché c’è l’uomo sulla terra.

Non posso dirti come sarà il prossimo fenomeno, ma stai sicuro che è sempre quello.

GT: Sta producendo qualcuno, qualche nuovo gruppo?

RR: Io non produco, adesso sto cercando di rifare rock — ride — speriamo che abbia fortuna in questo.