Riccardo Visintin (RV): Siamo sempre all’interno di “Maremetraggio” e questa volta abbiamo il piacere di parlare con una presenza variopinta senz’altro, su questo non ci sono dubbi, e poi anche molto simpatica, molto…

Platinette (PL): No.

RV: …tu dici di no?

PL: Più che variopinta, direi pinta…

RV: Okay, una presenza pinta allora… la presenza senz’altro più simpatica e più pinta di “Maremetraggio”, Platinette, ospite a Trieste in quale veste?

PL: Intanto in veste d’ignorante perché, pensi, ero convinta che “Maremetraggio” fosse una sorta di misurazione a metri del mare, che una venisse qua dotata di tutti gli apparati possibili per fare questa sorta di rilevazione e capire quanto abbiamo di costa balneabile in Italia, “Cosa fai?” “Mah, faccio un po’ di maremetraggio”…

RV: E quindi pensavi di essere coinvolta in un’iniziativa di stampo sociale…

PL: Sì, in un certo senso, poi ho capito, mi hanno adeguatamente informata, che trattavasi di una rassegna cinematografica di corti e naturalmente io sono venuta in lungo [ride].

RV: è difficile — ma è bello che succeda — fare un’intervista seria con Platinette perché c’è subito la possibilità di stare a proprio agio…

PL: Chiedo scusa, ho un momento di… non so, probabilmente capita anche a lei come a quasi tutti gli esseri umani, devo un attimo digerire l’acqua gasata, mi sposto un momento… [si sposta e…]

RV: Prego.

Mi sa che sarà difficile arrivare alla fine di questa intervista, ma è anche così che si cresce come giornalisti.

PL: Si lasci andare.

RV: Mi lascerò andare.

Il rapporto tra Platinette e il cinema, così almeno ci togliamo un pensiero.

PL: Come praticante è un rapporto inaugurato da poco, anche se ho iniziato molti anni fa facendo la comparsa in Don Camillo e Peppone. Se va a rivedersi, adesso che siamo in estate li passano alla TV…

RV: La serie di telefilm…

PL: No, scherza! Io sono sugli originali, si figuri! Lei deve vedere uno degli originali. Piazza di Brescello, circa 2000 persone, se vede una faccia larga è la mia… [ride]

No, ho iniziato da poco facendo una parte in Marameo dove sono un gangster e una donna di spettacolo, quello che credo di essere anche un po’ nella vita, un uomo poco raccomandabile e una donna sempre pronta a far quiz a chiunque. Poi ho fatto la suora per Nuti nel suo sfortunato film Caruso Pascoski, di padre polacco, una suora un po’ anomala, che vuole diventare Papa; poi ho fatto la tenutaria di un casino per un corto firmato da una donna, Irma Palazzo — lei c’ha un condominio come cognome, beata lei — dove invece faccio la maîtresse di uno strano postribolo dove la prostituta Una si serve a tutti i clienti con cibo crudo sul corpo che i clienti mangiano adeguatamente, cioè questa è una storia un po’ atroce che però ha significato per me fare delle riprese in esterno al mercato del pesce di Barletta, a mezzogiorno, scegliendo con le mie mani mie i totani migliori. Lei si può immaginare la scena: raccapricciante! E ho dovuto anche mangiare un pesce crudo! Questo per dire che la vita dell’attore, io non la conosco, mi sto impratica… impratiche…

RV: …impratichendo…

PL: …impratichendo adesso… Dio, mamma, l’italiano: che lingua difficile!, però capisco che questo spogliarsi di sé e riappropriarsi di sé alla fine delle riprese è un po’ dolorosetto, però, insomma, piacevole.

RV: Noi intanto la ringraziamo per la sua disponibilità e per la sua simpatia e chiudiamo con qualcosa di un po’ più sfizioso: noi ci occupiamo di attività multimediali in varie forme cercando di analizzare gli spostamenti di baricentro che ogni genere ha; io, da spettatore, penso a Platinette e mi vengono in mente altri precedenti Platinette, di varie età e di varie collocazioni: possiamo fare il nome di Paolo Poli, possiamo fare il nome di Ivan Cattaneo o, quello molto vituperato, di Renato Zero… ma non è una provocazione, è solo un elenco di nomi che… appartengono all’immaginario di Platinette? O a Platinette non può interessare di meno di Poli, Cattaneo e Zero o di altre persone che hanno portato il travestitismo in varie forme in Italia sulla scena?

PL: No, guardi, lei ne ha fatto più che altro una questione ormonale. Non è così per me. Le persone che lei ha citato, artisti nei loro rispettivi settori, non hanno nulla a che spartire con me: Paolo Poli ha una cultura sterminata, sconfinata, è uno snob, è un orso, introverso e per mestiere fa tutt’altro; Ivan Cattaneo è una pazza, figlia della Beat Generation, una ragazza che è sempre stata sia ormonalmente sia dal punto di vista politico, credo, molto schierata; Renato Zero è uno dei misteri del secolo, anzi del millennio scorso, con lui non ho in comune nulla se non il girovita che gli è venuto durante un periodo della sua carriera quando ha incominciato a ingrassare. Mi sento semmai più figlia di certi modelli esagerati del cinema americano, ai quali io chiaramente mi rifaccio senza nessuna reticenza, che sono Lana Turner, Jayne Mansfield e Mamie Van Doren, non artisti di primissima classe, ma donne di grande potenza visiva, incapaci di fare qualsiasi cosa, ma diventate delle vere e proprie icone nel loro settore che è quello dell’apparire. Quindi semmai sono questi i miei riferimenti antichi, mentre quelli moderni sono di altra natura, sono Enza Sampò, Maria De Filippi, mi piacciono le donne che hanno percorsi ormonali incerti. I miei riferimenti non sono certo uomini.

RV: Guardi, è andata molto meglio di quanto potessimo immaginare perché abbiamo tirato fuori tutta una serie di argomentazioni. Noi la ringraziamo e la invitiamo a vedersi su Fucine Mute…

PL: Fucile Mute?

RV: No, non Fucile, Fucine, Fumetto Musica Cinema e Teatro.

Visto che non c’è bisogno di me è abbastanza evidente io le do un minuto tutto il tempo che vuole per dire qualcosa di suo qualcosa che in questo momento vuole dire a proposito di tutto di Trieste della misurazione del mare o dei suoi progetti futuri quello che le fa piacere cosa farà? andrà in vacanza? non andrà in vacanza? scriverà un libro? quello che vuole…

PL: [masticando] Sto inghiottendo un’oliva, ma si sa, all’ora dell’aperitivo è pressoché inevitabile. Guardi, del tempo che lei mi dà, io la ringrazio molto, ma non so cosa farmene. Il vero problema è che ho poco tempo davanti a me, non essendo più giovanissima, essendo oramai prossima alla rottamazione definitiva, cerco di utilizzare il mio tempo facendomi, se glielo posso dire, e lo diciamo, il maggior numero di uomini possibile, perché non è più una questione di qualità…

RV: è una questione di quantità…

PL: No. è una questione di non lasciar perdere nemmeno quel quarto d’ora. Cosa vuole che faccia una un quarto d’ora? O si dà lo smalto sulle unghie dei piedi o intesse una conversazione simpatica e amabile con qualcuno… No, io forse ho qualcosa in comune con una grande diva del cinema, ma solo quella, e cioè ho l’ossessione di non sapere a chi telefonare quando ho telefonato a chiunque sia sulla rubrica telefonica. Quindi non vorrei finire col Nembutal, lei capisce, sarebbe una triste fine.

RV: Ringraziamo Platinette, per Fucine Mute…

PL: ‘Ste Fucine Mute! Quanto mi dispiace! Ma non possiamo fare qualcosa per ridargli la parola? No?