Riccardo Visintin (RV): Siamo sempre all’interno di “Maremetraggio”, in questa specie di conferenza stampa molto informale, e quindi molto piacevole, in compagnia, di nuovo, di una presenza femminile, Anna Ammirati…

Anna Ammirati (AA): Ciao a tutti.

RV: Attrice di cinema, di teatro…

AA: E basta…

RV: Insomma, quanto basta… ospite a Trieste di “Maremetraggio” in quale veste?

AA: Di giurata, sono qui in veste di giurata… è la mia prima esperienza in un Festival come giurata, agli altri più che altro sono andata come spettatrice. Insomma, ho la responsabilità di giudicare le opere di questi giovani autori che spero un giorno forse potranno essere anche le persone che mi dirigeranno in qualche film… Quindi cercherò di essere abbastanza oggettiva nel giudizio. È anche la prima volta che vengo a Trieste, quindi ne sto approfittando per vedere la città, bellissima…

RV: Che è sempre una città di mare come la sua…

AA: Sì, infatti sto andando al mare tutti i giorni… no, veramente una bella esperienza… ho visto delle cose interessanti fino ad adesso, e altre che mi sono piaciute di meno, però è ancora troppo presto, penso, per fare una valutazione… però ci sono delle cose veramente interessanti che fanno pensare che ci sia un futuro per il cinema italiano…

RV: Lei mi ha parzialmente tolto la parola di bocca. Noi abbiamo posto ad alcune delle presenze femminili ospiti qui a Trieste un quesito: questa scena femminile di attrici italiane — non parlo soltanto di cinema, parlo anche di fiction e di teatro — è un’invenzione un po’ dei giornali, che a volte ne scrivono più di quante ne pensano oppure secondo lei, che è una giovane attrice italiana di cinema e di teatro, esiste veramente in questi ultimi anni una sorta di rimpasto generazionale che ha portato più attenzione nei confronti del mondo femminile? Una volta si diceva che il grande cruccio era trovare un’attrice che fosse disposta ad essere messa accanto ad un grande nome — un Vittorio Gassman, per esempio — in una commedia. Oggi non si fanno più certe distinzioni: un’attrice, una donna, può essere anche molto giovane e già viene presa come protagonista.

Allora, secondo lei, che la vede dall’interno, come attrice? È un’invenzione giornalistica, è una cosa architettata ad arte, o esiste veramente una nuova scena femminile di cui stiamo raccogliendo i frutti come spettatori?

AA: Mah, io non penso… non vedo poi tantissima differenza rispetto ad anni fa perché anche molto tempo fa la scena femminile, per quanto riguardava il cinema, era abbastanza vasta e c’erano attrici come la Mangano, la Loren, la Magnani… C’era più prima che adesso, insomma… Ora alcune di loro sono morte, altre non lavorano più e quindi credo che ci siano più difficoltà adesso a trovare qualcuno da mettere vicino al grande nome. Adesso c’è sicuramente più parità per i ruoli sia maschili che femminili. Per quanto riguarda le attrici giovani fortunatamente esistono anche dei film in cui la storia è incentrata su di una giovane donna. E qui appunto ci può essere sì la Melato, per esempio, che è una grande attrice, ma non ha più diciotto anni; serve dunque una diciottenne, e si può fare anche la scelta di prendere un’attrice veramente diciottenne, che non può ovviamente avere una carriera come la Melato, ma che però ti fa un buon provino, e si può vedere se va bene…

A me è capitato appunto in Monella: avevo diciannove anni quando ho lavorato con Tinto, era il mio primo film e ho fatto il classico provino davanti alla macchina da presa a Cinecittà. Mi ricordo che eravamo più o meno circa centoventi ragazze, e mi è andata bene.

RV: Intanto la ringraziamo per la sua simpatia e disponibilità: una volta fatte le valigie da Trieste, Anna Ammirati dove andrà? Cosa ha in cantiere, a parte qualcosa di molto visibile?

AA: Eh sì, infatti… No, vado a Roma, torno a Roma sicuramente, e poi mi preparo sia all’evento, alla nascita di mia figlia, sia all’uscita, che poi sarà in contemporanea, perché dovrei partorire agli inizi di settembre, del mio nuovo film diretto da Salvatore Piscicelli, che si chiama Quartetto.