Il pianoforte non sarà il suo forte come recita il testo di una sua nota canzone, ma certo la simpatia sì. Istrionico, vulcanico, spiritosissimo; insomma un timido pentito, Francesco Baccini ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda nel backstage prima del concerto tenuto a Trieste nell’ambito della manifestazione “La Bavisela” organizzata dall’omonima associazione presieduta da Franco Bandelli.
Gianfranco Terzoli (GT): Francesco, il tuo ultimo album s’intitola “Nostra Signora degli autogrill”. Si potrebbe dire scherzosamente che sei passato dai “Cartoons” (il titolo del primo lavoro di Baccini, ndr.) alla religione.
Francesco Baccini (FB): Ma è una religione di cartoons, nel senso che la Signora degli autogrill era una Signora un po’ ironica, più che altro era una preghiera — visto che io viaggio sempre in autostrada — dedicata agli autisti di Tir, specialmente nel tratto Bologna-Firenze: bisogna affidarsi sempre alla Madonna, lì, per arrivare a casa. E più che altro il senso delle canzoni e del filo che le lega è il senso di vuoto in cui tutti quanti galleggiamo. Anche se viviamo in un mondo pieno di gente, di colori, di luci, di suoni, ognuno di noi è sempre più solo con se stesso. E alla fine poi vediamo questa solitudine sfociare in certi eventi tipo questa violenza pazzesca che è in giro: la vediamo tutti i giorni, basta aprire un giornale. Le brutte notizie sono poi quelle che fanno presa sulla gente, le cose belle non attaccano, non fanno notizia, mentre quelle allucinanti… Ormai abbiamo un callo così. Qualsiasi cosa succeda, la settimana dopo già ce la siamo dimenticata. E questo non è un bene perché ci fa venire questo senso di distacco dalle cose, dalle cose importanti, mentre siamo attaccati a delle caz…te giganti, per usare il titolo della trasmissione di Celentano che in fondo è rivolto anche a quello che dice lui stesso.
GT: Tu sei genoano D.O.C. però hai girato un video con Christian Vieri.
FB: Sì, sperando che venisse a giocare nel Genoa; poi invece è andato all’Inter. C’era il blu ma c’era anche il nero dell’Inter, purtroppo. No… Vieri è amico, ci conosciamo da quando lui sgambettava nell’Atalanta e siccome mi serviva un poliziotto nel video e lui era perfetto, l’ho chiamato e lui simpaticamente si è prestato a fare questa parte.
GT: Com’è nata la collaborazione con Alessandro Haber, che oltre ad essere un grandissimo attore è anche un nostro amico nel senso che ci ha concesso un’intervista?
FB: Mah, è nata a Roma a casa di amici. Ci siamo conosciuti e poi io penso che chiunque sia un artista non ha importanza come esprimi poi la tua arte: ti annusi come fanno i cani e trovi delle similitudini. E poi diventi chiaramente amico perché hai degli argomenti in comune, una certa sensibilità e un certo modo di vedere la vita. Quindi poi chiaramente ti sposti nell’amicizia.
GT: L’ultimo tuo album è datato 1999, adesso stai per uscire con un album nuovo, mi anticipavi.
FB: Sì, diciamo che sono in fase di pre-produzione e io spero di riuscire a finirlo entro l’estate per uscire poi sul mercato a settembre-ottobre. Per l’autunno o altrimenti, al più tardi, per dicembre-gennaio, ecco. Sarà anche un disco un po’ nuovo, nel senso che ho cambiato team di lavoro e sarà veramente un disco ancora più acustico degli altri. Vado in controtendenza: oggi che c’è tutta la tecnologia che ci sta invadendo, accendi la radio e senti soltanto “oh oh oh oh”. Io invece faccio un disco completamente acustico prodotto da me e da Malango e lavorerò con tutti i musicisti del famoso periodo Conte 1982-’90. E quindi sarà un po’ un salto.
GT: Un salto all’indietro.
FB: All’indietro o in avanti, dipende, perché — guarda — la musica secondo me si è fermata a vent’anni fa quindi bisogna ripartire da lì per poi andare avanti. Negli ultimi vent’anni di avvenimenti musicali, ma nel vero senso della parola, non di marketing, ne sono successi pochissimi. Forse il rap è l’ultima novità che non è ancora finita. Certo, gli anni Ottanta sono cominciati nell’Ottanta e devono ancora finire: sto aspettando la fine di questo decennio, io.
GT: Quella di stasera a Trieste è la prima data del tour.
FB: Del tour estivo che porterò in giro per l’Italia cantando un po’ delle canzoni dei miei sette album prese qua e là un po’ a casaccio, anche perché alcune canzoni ogni tanto rispuntano di attualità, tra quello che ho detto prima che però continua a succedere. Per esempio nel ’95 feci una canzone che si chiamava “Filma” e che parlava appunto della delinquenza giovanile chiaramente sotto una forma ironica. Venne censurata perché l’ironia non sempre viene capita e se uno l’ascolta oggi sembra fatta il giorno dopo del caso di Novi Ligure, essendo stata scritta sette anni prima. Oppure — guarda — va benissimo quella su Celentano (da “Nomi e cognomi”, 1992, ndr.), me la serve lui su un piatto d’argento; quella di Maradona va sempre bene…
GT: …quella “tira” sempre…
FB: …”tira” sempre quella lì, sempre di più, quella di Andreotti è un classico.
GT: Un tuo personale ricordo di Fabrizio de Andrè.
FB: Be’ a parte che Fabrizio, oltre a essere appunto — come dico tutte le sere in concerto — il mio mito, a un certo punto è diventato un mio amico ed è una situazione un po’ strana da vivere, perché non sempre nella vita di chiunque il proprio mito diventa un amico. Ed è una situazione difficile perché quando andavo a casa sua mi diceva “piantala di dire che sono il tuo mito” perché era anche imbarazzante per lui. Perché ogni tanto dicevo “ma no, tu sei quello delle copertine”, perché poi Fabrizio non è che lo vedevi in televisione o nei videoclip: lo vedevi solo nelle copertine. Quindi c’aveva sempre quella faccia lì. Ogni tanto lo guardavo e dicevo “ma è lui?”. E tra noi c’è stata questa amicizia nata da una stima reciproca, perché poi tra artisti le amicizie nascono così. E la cosa sconvolgente è che fu Fabrizio a venirmi a conoscere a un concerto a Milano che quando lo vidi in mezzo a dei giornalisti dico: “ma guarda quello sembra de Andrè”. Poi dico: “ma quella bionda vicino a lui sembra Dori Ghezzi. Ma no, guarda quello è Fabrizio!”. E quindi è nata un’amicizia che poi è sfociata con “Genova Blues” che era una canzone in cui avevo duettato col maestro e avevamo anche fatto due concerti insieme l’estate dopo, uno a Genova al Teatro Margherita che oggi purtroppo è diventato un supermercato — molto trieste anche questo — e uno a Benevento. E Fabrizio me lo ricordo come un amico. Dei fatti anche curiosi: una notte sono andato a casa sua, mi han portato via la macchina. A mezzanotte scendo per andare a casa, non trovo più la macchina e praticamente abbiamo fatto un pellegrinaggio io e lui in giro per Milano per cercare ‘sta macchina e alla fine l’abbiamo trovata alle cinque del mattino. Quindi si mischiano i ricordi da fan, della mia adolescenza quando son cresciuto con le sue canzoni, a quelli successivi quando egli è diventato mio amico, quando abbiamo seguito i Mondiali di calcio del ’90 insieme facendo il tifo per il Camerun; addirittura Fabrizio si era comprato una bandiera del Camerun e l’aveva appesa alla finestra poi l’abbiamo mestamente ritirata nei quarti di finale.
GT: Dei bei ricordi…
FB: Sì, e penso che nel prossimo disco ci sarà un omaggio a Fabrizio. Che poi è una canzone che ho cantato due anni fa quando abbiamo fatto un concerto a Genova, dove molti grandi interpreti e cantautori italiani eseguivano una canzone di Fabrizio e io avevo cantato “La ballata dell’amore cieco” che è una delle primissime canzoni di Fabrizio ed è stata la prima canzone che sentii quando avevo 13 anni. E fu quella che mi fece entrare nel mondo di De Andrè. E quindi volevo fare un omaggio a Fabrizio nel prossimo CD, facendo di questa canzone una versione alla mia maniera.
GT: Parliamo di Internet, lavorando io per un Web magazine…
FB: www.baccini.it, chiaro…
GT: Questo sicuramente, anzi un consiglio, andatelo a vedere anche perché è un bel sito…
FB: Grazie, adesso cambieremo un po’ di cose perché ogni tanto ci divertiamo a cambiar tutto, altrimenti che vita è?
GT: è giusto, poi la Rete è fatta apposta per questo.
FB: Io poi sono un navigatore solitario de las noche, io di notte purtroppo non dormo più e sto davanti al computer, poi l’ho messo in camera da letto quindi praticamente il letto lo vedo quando comincia a venir chiaro. E poi giro molto, mi diverto anche nelle famose chat però chatto molto con stranieri anche perché ormai il mio inglese si è affinato parecchio, potrei andare a vivere a New York.
GT: E invece per quel che riguarda la musica da scaricare, prima avevamo accennato al discorso e dicevi che culturalmente l’Italia è un po’ indietro…
FB: Non è che siamo indietro, siamo italiani: io mi rendo conto che gli americani vanno su Napster per sentire la musica mentre chi a loro piace se lo vanno a comperare. Noi italiani invece andiamo per sentire e poi ciuliamo giù tutto. è diventato un juke-box gratuito. Purtroppo lì sta al buon senso di tutti, perché se continuiamo così tra un po’ veramente le case discografiche chiudono baracca e burattini, perché se pensi che il disco d’oro è a 25 mila copie!
GT: Sempre di meno.
FB: Una volta 25 mila copie le davano ai giornalisti. Se tu vendevi 25 mila copie ti dicevano “senti, vai a fare un altro lavoro”. Oggi se fanno 20- 25 mila copie, è il trionfo “ah, incredibile”. Anche perché effettivamente è proprio una legge di mercato: se tu hai la musica gratis, qua, perché devi andarla a comperare? Poi oggi non c’è più l’idea dell’album, c’è l’idea del singolo. Quindi se tu fai un singolo, la gente vuole quella canzone, non vuole un album dei Jarabe de Palo vuole “La Flaca” e alla fine è costretto a spendere 35 mila lire per comprarsi dieci canzoni quando in realtà l’interesse è per una sola di queste. Anche perché oggi gli album si fanno in realtà con la concezione del singolo, curando una canzone o due al massimo e cercando poi di venderne altre otto. Che spesso e volentieri sono dei riempitivi, anzi dei riempisolchi.
GT: La soluzione quale potrebbe essere?
FB: La soluzione… è dura perché… Purtroppo una volta c’era uno spartiacque tra chi faceva musica di qualità e chi faceva musica commerciale. Oggi questo spartiacque è completamente saltato, perché se a un concerto tipo quello del Primo maggio dove si presuppone un certo impegno visto che c’è un pubblico di un certo tipo che ci va, canta Elisa — ora non per togliere nulla a Elisa come interprete — ma mi chiedo se nel ‘77 a un concerto al Parco Lambro fosse andato il cantante che aveva vinto Sanremo: lo avrebbero massacrato, non avrebbe neanche cantato. Quindi oggi c’è proprio un mischiare tutto che ha creato una grandissima confusione. Quindi la gente non capisce più se è di qualità, se non è di qualità, se funziona, se non funziona. Bisogna ristabilire delle regole.
GT: L’ultima domanda: la Nazionale cantanti?
FB: La Nazionale cantanti… Io è un anno che non gioco perché mi sono stufato di giocare a pallone, anche perché sono un lupo solitario, non sono uno per i giochi di squadra, infatti giocavo in porta con una maglia diversa dagli altri. Ora quest’anno fanno la Partita del Cuore a Genova e francamente mi hanno chiamato già da due mesi e forse l’idea di giocare a Marassi, proprio perché gioco in casa, mi alletta, però la mia attività di portinaio è sospesa. Anche perché non c’ho più voglia d’allenarmi. Faccio una vita dissoluta e non m’alleno più.