Gianluca Guerra (GG): Chi sono gli Alias?

Enrico Decolle (ED): Siamo noi due innanzitutto… ed altri due. Abbiamo iniziato nel ’96 come Sofà facendo sostanzialmente pop inglese, poi nel ’98 abbiamo deciso di andare per la nostra strada senza la cantante che avevamo. Da due anni, quindi, abbiamo questa attitudine rock. Attualmente siamo in quattro dopo alcune modifiche di formazione.

GG: Da dove viene il nome Alias?

ED: è una storia un po’ strana: quando abbiamo cambiato formazione, dovevamo trovare un nome abbastanza velocemente e ne abbiamo vagliato migliaia, alla fine è venuto fuori Piero, un nostro amico, dicendo: “perché non vi chiamate Alias?”. Penso fosse riferito all’inserto de “Il Manifesto”, sinceramente. A noi è piaciuto, abbiamo risolto il problema e trovato il nome. Tra tante incertezze ha scelto qualcun altro per noi. Scegliere qualcosa che non rappresentasse in realtà niente era la cosa migliore e non era il solito nome in italiano o in inglese, abbiamo detto: “perché no?”.

GG: Dove nasce la voglia di suonare assieme?

ED: Partendo dai Sofà ovviamente è nato tutto per scherzo, per gioco: cinque amici che decidono di divertirsi, di ritrovarsi al pomeriggio. E poi l’esigenza di suonare, parlo personalmente, c’è sempre stata. È nato come un gioco che si è evoluto in qualcosa di più profondo, ed i cambiamenti nella formazione rispecchiano questa voglia di serietà nel gruppo. Mentre prima la cosa era più che altro un divertimento poi, con l’arrivo di Stefano stesso e di altri elementi, ha preso un’altra piega.

GG: E la forza di continuare?

ED: La forza di continuare non so da dove la prendo, almeno io…

Stefano Vertovese (SV): …sicuramente la convinzione di voler fare musica come professione. Riuscire ad avere un reddito per potersi concentrare unicamente su questa che è la passione più grande che ci accomuna…

ED: …ed, essendo questo praticamente impossibile, ho detto che non so sinceramente da dove traggo le forze per andare avanti. Semplicemente una grande passione…

SV: …anche l’ambizione…

ED: …sì, ambizione e una forte passione.

GG: Qual è il senso di continuare a suonare rock, e continuare a suonare rock in Italia?

ED: Io non so che senso abbia. In questo momento certamente c’è una netta prevalenza di suoni elettronici, però le realtà rock continuano ad esistere. Per me è un’esigenza suonare rock. È un’esigenza di sfogare quello che ho dentro, una necessità che non vedo realizzabile attraverso la musica elettronica. Nonostante in altri progetti faccia cose vicine all’elettronica, gli Alias rappresentano una valvola di sfogo importantissima. Se questo può avere senso, questo è il senso del rock. Le band che continuano a far rock lo fanno per questo: il suono genuino che ti dà una chitarra, un sintetizzatore od un campionatore non te lo possono dare.

SV: Il rock è un piacere, una soddisfazione. Credo dipenda dalla formazione: qualcuno ha la necessità di suonare come qualcuno ha il piacere di calarsi in altre vesti più sperimentali con computer o con macchine lontane dallo strumento acustico. È proprio un piacere il fatto di suonare.

ED: Il fatto stesso che anche nell’elettronica sia molto in voga la contaminazione con strumenti acustici la dice lunga sul fatto che uno strumento acustico non verrà mai sostituito.

GG: Avete un rapporto speciale con i vostri strumenti?

ED: Io personalmente sì, ho una specie di rapporto intimo — non andiamo a fondo alla questione… — è più di un semplice feticismo.

SV: Il rapporto con lo strumento è una passione, un discorso che ha un suo fascino. L’importante è suonare.

GG: Siete arrivati ad un punto di svolta della vostra storia…

ED: Sì, andiamo in tournée con uno dei miei gruppi preferiti in Italia, gli Afterhours. È un’opportunità che ci siamo guadagnati grazie al rispetto che è maturato nei nostri confronti da Manuel Agnelli. Sicuramente è un’opportunità idiota, perché comunque andiamo a suonare di fronte al loro pubblico. Speriamo ci siano delle conseguenze positive dal punto di vista discografico.

SV: Non ci sono tante aspettative. È un’esperienza che ci darà tanto, suoneremo su palchi molto grandi che danno l’opportunità di confrontarti con un circuito di professionisti. Intanto è un traguardo. Dopodiché un ulteriore punto di partenza.

GG: In bocca al lupo ragazzi…

“Fermo Immagine” by Alias per Fucine Mute Webmagazine
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