Luciano Dobrilovic (LD): Maestro Bonanno, può spiegarci i motivi che hanno portato alla nascita del movimento del Cromatismo ermetico?
Pino Bonanno (PB): La prima delle questioni che mi posi in un itinerario di ricerca di tipo letterario fu quella di trovare una risposta di fine secolo al perdurante avanguardismo letterario degli ultimi decenni: mi chiesi se era ancora utile e produttivo continuare nella ricerca sperimentale, o se fosse il caso piuttosto di individuare un preciso orizzonte dal quale tentare di ricomporre l’atomizzazione degli indirizzi letterari; è una questione che affrontai nelle mie raccolte poetiche Albatross (1) e Trobar clus (2): non era più sufficiente per me una ricerca finalizzata unicamente alla sperimentazione linguistica e al gioco sulla parola; sentivo la necessità di una poesia che non parlasse esclusivamente di sé, ma affrontasse e ponesse al centro i veri problemi dell’uomo. Questa necessità di ricomposizione procedeva di pari passo anche nel lavoro pittorico: la riflessione procedeva con coerenza, parallelamente, sdoppiandosi nelle due espressioni della parola e dell’arte figurativa.
In sostanza, mi sono posto la questione di traguardare il nuovo secolo cercando di scoprire un orizzonte che ricomponesse la frantumazione degli interessi artistici sviluppatisi durante il Novecento: e questo è l’obiettivo del Cromatismo ermetico.”Cromatismo” come gioco e lavoro sul colore; l’ermeticità del cromatismo richiama invece a ciò che attiene alla parte allusiva della vita, ai suoi significati più nascosti o a quanto di “altro” c’è dentro e fuori di noi.
LD: In Psicologia e poesia, Jung distingue tra una poesia di carattere psicologico e un’altra propriamente visionaria, citando ad esempio il Faust goethiano, psicologico nella prima parte, visionario nella seconda. Nella poesia visionaria troverebbero espressione, in forma trasfigurata, i nostri più intimi e segreti desideri, ambiguità e contraddizioni, nonché le eterne profonde questioni della vita. Che ruolo potrebbe avere la poesia visionaria nella civiltà odierna?
PB: Sostengo che l’arte potrebbe anche avere un ruolo — l’arte in generale, non tanto quella psicologica o visionaria od oggettivata in particolare; ma nel Novecento abbiamo capito che bisogna temere i ruoli dell’arte, poiché di guasti l’arte ne ha fatti tanti: meglio non cercarle dei ruoli ad ogni costo. L’arte si sviluppa attraverso l’interesse dell’individuo; l’arte può muoversi perché sommuove le coscienze e le emozioni. Chi produce arte ha un suo modo di fare peculiare; io non vedrei un ruolo rigido della poesia visionaria: potrebbe averne se interessi concomitanti le attribuissero un certo valore; non mi sentirei di ritagliarle in assoluto uno spazio definito e preciso.
LD: Una poesia fatta da anime per anime…
PB: Proprio così: tanta poesia quanti sono gli artisti; importante è fare una buona poesia per buoni lettori e da buoni artisti.
LD: Nell’odierno vuoto di ideologie e valori, l’arte potrebbe ancora assumersi un ruolo di impegno politico, o spirituale? Oppure si tratta di una funzione che l’arte ha definitivamente perso?
PB: La caduta dei valori pone dei problemi fondamentali all’uomo, in relazione con se stesso, gli altri e la società; è un problema di cui preoccuparsi. La mancanza di idealità mette in crisi l’uomo, sia a livello individuale che interindividuale: mancando l’ancoraggio, la voragine che si apre è enorme e la vita può presentarsi senza senso, con un’angoscia quotidiana continua. è qui che la poesia può avere un grande significato: in questo contesto sarei d’accordo con Pablo Neruda quando disse che la poesia può fondare popoli, aprire strade, può sfamare, può dare un senso di vita alla gente. E con questo, riaffermare la libertà dell’arte, al di là della ricerca nevrotica di un “ruolo” a tutti i costi.
LD: Molti sostengono che la storia politica e culturale dell’Occidente, e non solo, è segnata da così gravi tragedie a causa della tendenza dell’uomo a fabbricare ideologie, filosofie e dottrine che dividono gli uomini anziché unirli, essendo il pensiero stesso, per sua natura, duale. L’arte può contribuire a un cambiamento della mentalità umana, far sì che l’uomo “pensi” di meno e si rivolga di più all’Intuizione e al Trascendente?
PB: Il pensiero è la forza fondante dell’uomo; la sua mancanza crea il vuoto e un’angoscia insostenibile. L’idealità è necessaria e l’”ideologia” può essere un riferimento per l’uomo e le masse; il problema è la coscienza dell’individuo rispetto alle sue scelte ideologiche, nel momento in cui usa l’ideologia per contrapporsi con l’altro da sé. L’arte può aiutare, ma ci si ricordi che quando l’arte si è confusa con l’ideologia e il potere ha creato anche danni: nel mondo comunista ci sono i segni tangibili che non sia servito a molto liberare l’uomo dalla coscienza di sé; può quindi servire l’arte, sempre che l’uomo mantenga coscienza dei valori di solidarietà e libertà e degli spazi comuni in cui convivere con gli altri; se invece l’ideologia serve per creare barriere, e l’arte sostiene l’ideologia in quanto tale, essa arte contribuisce alla divisione: quando la barriera si sovraccarica di valore etico ed estetico diventa ancora più pericolosa; gli intellettuali al potere sono micidiali quando sostengono “verità” assolute da praticare.
LD: Se il poeta rinuncia al ruolo di vate e al coinvolgimento nelle vicende politiche e si limita invece ad essere semplice consulente — come dicevo, arte fatta da anime per anime —, può così favorire l’evoluzione spirituale dell’umanità, nel senso di risvegliare l’autocoscienza negli uomini?
PB: Se l’artista si accontenta di testimoniare la sua esistenza nel modo più onesto intellettualmente possibile, credo che svolga una funzione di carattere sociale che aiuta l’anima a crescere. Se l’artista si pone obiettivi propedeutici e formativi, può diventare pericoloso; ma limitandosi a testimoniare i suoi bisogni, le sue riflessioni e la sua esistenza, inevitabilmente diventa un orizzonte a cui guardare, “indicando” appunto dei valori.
LD: C’è un rapporto tra il Cromatismo ermetico e la pittura metafisica di De Chirico?
PB: La pittura metafisica di De Chirico si poneva anche obiettivi di carattere politico-ideologico: il Cromatismo ermetico non ne ha; esso ha soltanto il desiderio di rappresentare se stesso attraverso questa variazione luminosa e questa libertà assoluta del colore; è molto diverso.
LD: L’importanza di Ermes?
PB: Può darsi.
LD: La Sua poesia e la poesia ermetica: vi è rapporto?
PB: Fra la mia poesia e quella ermetica c’è un rapporto di carattere originario. Io mi sono nutrito dell’ermetismo e dei poeti ermetici, ma l’Ermes del Cromatismo non ha niente a che fare con l’ermetismo letterario: è soltanto legato — ripeto — a quel carattere di allusività e vibrazione sotterranea che c’è a guardare la reazione del colore e il significato che la reazione dà a chi osserva. La priorità assoluta del colore, la rivendicazione di poter fare arte attraverso il colore: è fondamentalmente questa la proposta del Cromatismo ermetico, contro i vari “-ismi” di sperimentalismi e avanguardismi. Un ritorno alla bellezza del colore, non per chiudersi, ma per tentare un nuovo scatto nel nuovo secolo.
LD: è possibile tentare una descrizione della Sua poesia?
PB: Durante il mio percorso letterario ho cercato di non attribuire alla mia poesia un orizzonte fisso, un’etichettatura o una definizione. Tutta la mia ricerca letteraria si basa sulla parola e la necessità di guardare all’esperienza dell’uomo: un approfondimento della storia dell’uomo, del valore dell’esistenza e dei rapporti a volte tragici tra gli uomini. Sostanzialmente rimane tale: non attribuisco un valore assoluto alla mia poesia, mi piace ancora considerarla un viaggio.
LD: Che ne pensa della fioritura in Istria negli ultimi anni della poesia trascendente e metafisica, con tematiche che trascendono l’esistenzialismo e vanno alla ricerca di un Senso Ultimo della vita, come Lada Acquavita, e Laura Marchig con i suoi riferimenti all’alchimia? Oppure la mia Poesia cosmica…
PB: Per quanto mi sia documentato, e nonostante non sia un grande conoscitore della poesia italiana in Istria, mi pare si possa tracciare un solco: da una parte ci sono i letterati e poeti istriani di lingua italiana nostalgici e caricati di un peso storico eccessivo, con tematiche storiche; dall’altra ci sono i poeti di nuova generazione che hanno una collocazione europea molto più ampia. I primi sono ancora legati a tematiche riguardanti le proprie condizioni esistenziali di italiani d’Istria; sembra che i giovani abbiano saputo invece fare un salto: hanno lavorato molto sulla poesia con tutte le tematiche che ciascun poeta ha saputo affrontare, dal cosmico al visionario all’etico; io stesso ho cercato queste fonti con alcune iniziative, al fine di gettare un ponte tra gli italiani in Istria e quelli nel territorio nazionale.
LD: Ha dei progetti per il futuro, riguardo alla poesia?
PB: Ho un sogno: ho trovato grande vivacità nella poesia istriana, e non solo in quella italiana, ma anche in quella croata e slovena; magari nel solco di quanto ho realizzato con l’aiuto di alcuni amici — a Portole in agosto si è organizzato un recital di poesia croata, italiana e slovena (3) — mi piacerebbe realizzare un festival internazionale di poesia per ricollocare, partendo da queste esperienze, la poesia al centro d’Europa.
LD: Potrebbe raccontarci brevemente la nascita del Cromatismo ermetico?
PB: Il movimento è nato nell’ottobre 1999, in seguito all’incontro in Istria di alcuni amici artisti e pittori. è stato fondato nel comune di Portole la notte di S. Silvestro, in una bella locanda di Stridone; ci è parso significativo aprire il nuovo secolo con questo movimento artistico. Avevamo in programma tre mostre: una in Croazia, a Portole, e due in Italia, a Ferrara e Gradisca; mostre che siamo già riusciti a realizzare. Molti nuovi artisti hanno aderito al movimento: sloveni, olandesi, belgi, tedeschi ed austriaci: l’interesse per il movimento è crescente. Per il 2001 contiamo su iniziative da promuovere a Zagabria, a Lubiana e in Austria, non so ancora se a Vienna o in Carinzia. Si sta pure aprendo un interessante dibattito teorico: insisto a dire che il Cromatismo ermetico non è una scuola né un’associazione, ma un movimento d’arte che ha base teorica.
LD: Come riassumerebbe le idee forti del Cromatismo ermetico?
PB: Il movimento riunisce artisti di diverso percorso creativo i quali si riconoscono nella tesi teorica del Manifesto del Cromatismo ermetico. Non è un gruppo né un’associazione di artisti. Non ha solo scopo di organizzare mostre. Il suo compito principale è di cercare una nuova via alla pittura ampliando la tesi fondamentale del Manifesto; è sostanzialmente una scelta pittorica su ogni altra espressione artistica. è ricerca dell’idea iniziale, cioè il principio di ogni pensiero o cosa; questo mi pare un elemento importantissimo: il dover fare arte attraverso una ricerca dell’inizio dei significati, è come dover tornare ai primi gesti d’arte, a una primitività del fare. è uso del colore nel modo più vario possibile; è allusività e vibrazione del colore e del mistero; è espressione di profondità del pensiero; è anche espressione attraverso le tortuose manifestazioni di attesa e sgomento; è elaborazione di grandi emozioni; è atmosfera visionaria; è esercizio di una facoltà pittorica unica ed eccezionale.