Il Festival della Fantascienza di Trieste, le persone che lo hanno creato e seguito, i visi, i volti degli ospiti, dei partecipanti, i films, tutto l’insieme, insomma è scolpito nella mia memoria come un dolce e simpatico ricordo. A Trieste ho conosciuto tanto gente e so già che dimenticherò qualche nome, per questo mi scuso, ma non posso non citare il mio caro amico “Lippone” cioè Giuseppe Lippi, il grande Fabio Pagan, Lorenzo Codelli e l’instancabile Flavia Paulon che vidi anni prima a Venezia, quando ero un semplice appassionato.

 

Omicron di U. Gregoretti

Tra Ferrara, la città in cui sono nato e dove ho vissuto per parecchi anni, e Trieste c’è sempre stata un poco di ruggine perché ai triestini non andava giù che noi ogni anno facessimo Il Festival della Fantascienza Città di Ferrara, una sorta di Convention chiamata S.F.I. R. (Science Fiction Italy Round) ed una retrospettiva in Giugno e cioè un mese prima che loro facessero il Festival Internazionale. Mi ricordo che ci scrissero una lettera, quando dico noi intendo i Soci e gli organizzatori della manifestazione e del circolo Altair-4, in particolar modo Eugenio Marchi ed Andrea Boicelli, che ne curavano l’organizzazione mentre io mi preoccupavo del reperimento film e della retrospettiva. Come dicevo, ci scrissero dicendoci che non potevamo usare la parola Festival in quanto il nostro non era un Festival, visto che presentavamo film di retrospettiva. La nostra risposta fu piuttosto piccante: dicemmo che la loro osservazione era giusta e che eravamo noi che non volevamo confonderci con loro e non viceversa per cui, d’ora in avanti noi avremmo intitolato la nostra manifestazione Incontro con la Fantascienza Città di Ferrara, da lì nacque il Premio Italia.

In fondo i motivi di questa acrimonia stavano tutte in un’unica ragione: Trieste snobbava gli appassionati, li trattava quasi come dei rompiscatole, i curatori delle varie collane, fanzine o riviste, a loro interessavano punto e poco mentre inumidivano la lingua e cominciavano a leccare dove camminavano i cosiddetti giornalisti accreditati i quali non capivano nulla di fantascienza, leggevano e copiavano i comunicati stampa senza nemmeno andare a vedere il film e se ne stavano al mare tutto il giorno.

A questo aggiungete che il responsabile dell’Ufficio Stampa, di cui fortunatamente ho dimenticato il nome, era un cafone di prima categoria, fortunatamente fu sostituito negli ultimi anni del Festival…

The wicker man di R. HardyLa cornice delle proiezioni era quella meraviglia che ancora è il Castello di San Giusto e per arrivarci bisogna fare una sonora arrampicata tra strade e gradini che portavano in cima. Curtoni arrancava pericolosamente cercando di evitare un infarto o quantomeno uno svenimento perché l’aria serotina di Luglio non era certo adatta per una ginnastica di quel tipo e poi lui, è sempre stato un atleta della pastasciutta, un adoratore del vino, un ammiratore del fumo, insomma una cloaca a tutti i livelli…

Quando feci parte della giuria ebbi la fortuna d’incontrare Forrest J. Ackermann del quale ho un bellissimo ricordo: dovete sapere che ogni anno io, in pratica, festeggiavo il compleanno a Trieste, essendo nato il 14 Luglio, spesso la manifestazione cadeva il quel periodo, per cui il buon vecchio Forry si presentò a me con una T-Shirt con impressa la sua immagine truccato da Mostro di Frankenstein e canticchiando Happy Birthday, me la porse.

Ho conservato tutto: quella maglietta, lo spazzolino da denti con la donna nuda che quel vecchio batrace del Curtoni mi regalò, i libri… ho ancora i comunicati stampa del festival dell’epoca ed i suoi cataloghi.

Ho qui tutto, nel mio cuore, e vorrei tornarci ancora, ogni anno a passare una settimana fuori dal mondo, nel mio mondo e per molti anni ancora… a Dio piacendo.