Non è frequente trovare recensioni di fumetti in Fucine Mute, ma, come già era accaduto per Violent Cases, quando esce Neil Gaiman in italiano si può fare un’eccezione.
Di nuovo in coppia con l’amico Dave McKean, questa inconsueta graphic novel (per quanto la definizione in questo caso potrebbe non apparire la più adatta) esce in Italia per Macchia Nera in una accattivante edizione cartonata, che riproduce fedelmente il formato originale, 23×23 cm, della distribuzione White Wolf Publishing.
Come spesso è accaduto, tanto negli albi autoconclusivi quanto nei volumi seriali, la sensibilità di Gaiman si dimostra fuori dal comune quando l’autore si cimenta con l’infanzia e i suoi risvolti; solo che, a differenza dei lavori precedenti, il tono è più canzonatorio ed innocente, virando sul paradosso piuttosto che sugli enigmi del mondo adulto ingigantiti dallo sguardo infantile.
Il paragone, ovviamente, si riferisce ai due albi più significativi e assimilabili, in questo senso, del ciclo Gaiman-McKean, ovvero Violent Cases e Mr. Punch, i due romanzi grafici dal doppio risvolto: quello ingenuo e limpido del discorso in prima persona e quello cupo, quasi sordido della quotidianità adulta.
Due livelli mediati da un elemento comune — lo spauracchio del mago nel primo, il pupazzo di Mr. Punch nel secondo — e in cui la presenza dei genitori viene spesso scavalcata, a favore della ben più affascinante fonte di aneddoti rappresentata dalle persone anziane.
“Il giorno che scambiai mio padre per due pesci rossi” (The day I swapped my dad for two goldfish, 1997): non è un titolo enigmatico, né carico di particolare simbologia, ma il nodo che muove effettivamente un incredibile quanto surreale susseguirsi di eventi dal risvolto decisamente comico sul piano narrativo, nonché atipico, al di là di alcuni noti tratti distintivi, sul piano grafico.
“Un giorno la mamma è uscita e mi ha lasciato a casa da solo con la mia sorellina e con mio padre. Mio padre se ne stava seduto davanti alla televisione, leggendo il suo giornale. Quando legge il giornale, mio padre non presta la minima attenzione a quello che gli succede intorno.” Questo è l’inizio del paradosso, in realtà molto semplice: in poche parole, viene ad attivarsi il meccanismo a catena dello scambio di oggetti, tante volte messo in pratica dai bambini invidiosi del giocattolo in possesso dell’amico del cuore. Nulla di strano, se in questo caso la prima merce barattata non fosse il papà tanto distratto, che passa di mano in mano senza accorgersi di nulla, il volto sempre nascosto dietro le pagine del giornale.
E questo è quanto. Sino al ritrovamento del genitore, la vicenda è un continuo vagare senza successo lungo la catena degli scambi: una maschera , una chitarra, un coniglio… Piccolo e divertito monito rivolto ai genitori svagati, ma soprattutto un episodio insolito nella produzione fumettistica in generale, e nel novero del duo Gaiman-McKean nello specifico, pur riconoscendo che difficilmente un fumetto simile, per quanto a tratti geniale, avrebbe acquisito tanta visibilità senza i riconoscimenti ottenuti dagli autori nel corso di un decennio abbondante. Una piccola perla, insomma, ma anche un esercizio di stile, per quanto curato ed originale, che non tutti potrebbero permettersi senza la “carta bianca” di cui sicuramente entrambi godono, e senza un nome automaticamente garanzia di successo commerciale.
Lo stile grafico non è dissimile dai precedenti lavori di McKean, ovvero la consueta proliferazione di ritocchi e collage fotografici, tecnica mista tanto nel tratto quanto nella colorazione ed estrema maturità del segno. Che però si traduce, in ultima analisi, in una personalissima interpretazione dell’universo infantile: tutto, dalle linee volutamente (e apparentemente) indecise dei contorni a china all’intervento dei pastelli, dalle espressioni del viso alle proporzioni falsate, intende replicare, con la sicurezza propria dell’artista, i primi, balbettanti tentativi con il disegno tipici dei bambini. E così il coniglio è quasi più grande del bimbo, le superfici non sono quasi mai totalmente colorate, se non pasticciate da tratti grossolani di matita colorata, il lettering — che anche in questo caso illustra una narrazione in prima persona — è quello di una scrittura ancora traballante. Probabilmente, nemmeno la scelta del formato è un caso, se vista in quest’ottica.
Un piccolo pezzo da collezione, insomma, con una raccomandazione: chi possiede un minimo di confidenza con l’inglese, ed è disposto a spendere qualcosa in più (il cambio del dollaro unito alle spese di spedizione…) non esiti ad acquistare anche la versione originale del fumetto. In fondo, si tratta dell’inglese di un ragazzino…
Il giorno che scambiai mio padre per due pesci rossi
di Neil Gaiman, Dave McKean
23×23, 56 pagg./col., £. 26.000
Edizioni Macchia Nera