Immagine articolo Fucine Mute Molto più di fumettisti. Molto più di comici. Molto più di “Iene”. Molto più di autori, sceneggiatori, attori, registi. Molto più di musicisti.
Lillo e Greg sono tutto questo e molto di più. E si raccontano a Fucine Mute in un’intervista raccolta a margine della loro visita a Trieste in occasione della rassegna “Maremetraggio”, Festival nazionale del cortometraggio andato in scena dal 5 al 9 luglio scorsi al Cinema Ariston.
Dagli esordi come vignettisti, alla musica degli LSD, cult-band prima del panorama romano e quindi nazionale, con una trionfale serata al concerto del Primo Maggio davanti a 300.000 persone, fino a Le Iene e al più recente Telenauta 69.

Gianfranco Terzoli (GT): Raccontateci del vostro inizio come fumettisti.

Lillo: Quello di fumettisti è il lavoro con cui abbiamo iniziato. Io e Greg ci siamo conosciuti in una redazione di fumetti. Facevamo fumetti umoristici come disegnatori e sceneggiatori. Poi casualmente abbiamo cominciato a esibirci nei locali la sera mentre di giorno disegnavamo fumetti. Ma poi diciamo che la parte musicale, la parte comica, quella delle esibizioni live ha preso il sopravvento rispetto al fumetto e per motivi di tempo abbiamo abbandonato il fumetto. Un po’ per motivi di tempo e un po’ perché il fumetto comunque, purtroppo, è in crisi, è molto in crisi: è un settore che sta morendo. Il fumetto “stampato” sta morendo in quanto troppi altri mass-media hanno preso il suo posto. Cioè, i ragazzini di oggi, quelli dai 10 ai 16-17 anni, hanno i loro fumetti. Che non sono proprio fumetti, sono cartoni animati, quelli che danno in televisione e lì rimangono, nel senso che una volta li guardavano in televisione e poi compravano gli albi a fumetti. Adesso i fumetti, i cartoni dei fumetti li danno talmente spesso in tv, si vedono talmente tanto, che i ragazzi preferiscono questo mezzo, che è anche più comodo in quanto fatichi di meno. Invece, se compri il fumetto, lo devi anche leggere. Capito?

GT: Parliamo di cose attuali, del vostro ultimo programma televisivo andato in onda su Italia 1, “Telenauta 69”. Com’è nata l’idea del “futurello”?

Lillo: Be’, è nata dalla passione che sia io sia Greg abbiamo per gli anni ’60, anche se eravamo molto piccoli quando facevano quei programmi, quando nascevano i programmi tipo “Canzonissima”…

Parliamo della televisione nella sua infanzia. L’amore per quel tipo di televisione ci ha dato l’idea di creare “Telenauta 69”, dove io e Greg facciamo due conduttori stile anni ’60 che dagli anni ’60 (grazie a questa invenzione, il “futurello, uno speciale telecomando che mostra la televisione del futuro, ndr.) viaggiano nel futuro. Quindi andiamo a vedere le situazioni di oggi, la televisione di oggi, dei nostri tempi. Però con gli occhi di due conduttori degli anni ’60. Questa era l’idea.

GT: Ci sarà un seguito?

Lillo: Certo, sì, è possibile. Dobbiamo discuterne con la rete. Capire quando farla, come, anche il periodo e organizzarla. Però è ancora tutto aperto, insomma, è da decidere.

GT: E per il gruppo che vi ha lanciato, “Latte i suoi derivati” c’è un futuro artistico?

Lillo: Sì, quello degli LSD esiste sempre, è un gruppo che in questo momento è a riposo semplicemente perché io e Claudio (Greg, ndr.) siamo stati parecchio impegnati in cose televisive. Però il progetto LSD esiste, esistono i brani nuovi, esiste la voglia di fare un disco nuovo e prima o poi lo faremo. Ci riusciremo.

GT: Che rapporto c’è tra televisione e cinema? Sono in contrapposizione o l’una aiuta l’altro?

Lillo: Mah, vedi, la televisione può aiutare, aiuta, ha aiutato il cinema perché c’è stata una grande crisi del cinema circa 10 anni fa, da cui si è usciti secondo me perché hanno cominciato a mandare moltissimi trailers televisivi, in televisione hanno cominciato a far vedere i “dietro le quinte”, a parlare di attori… Insomma la televisione ha aiutato moltissimo il cinema. È più difficile che il cinema possa aiutare la televisione, ma tra l’altro la televisione non ha neanche bisogno di aiuto, è comunque un mezzo che va talmente bene! Il cinema invece sì, e la televisione, secondo me, l’ha aiutato tanto, il cinema.

Catturiamo anche Greg.

GT: Possiamo fare due domande anche a te? Innanzitutto ti rinnovo i complimenti per “Telenauta 69”, uno spettacolo che mi ha divertito moltissimo.

Greg: Grazie.

GT: Lillo diceva che è possibile che ci sia un’ulteriore serie. Come è stato accolto?

Greg: È stato accolto inizialmente molto bene dalla critica, solo dalla critica, nel senso che vari critici che normalmente tendono a stroncare i programmi, tipo Aldo Grasso, Gianluca Nicoletti, Aldo Massi, invece si sono espressi in termini molto, molto lusinghieri e poi piano piano ha cominciato a funzionare anche come ascolti. Insomma, siamo arrivati al 10% di share che pare sia buono perché non ce ne intendiamo molto di share, però hanno detto che è molto buono per quell’ora. E appunto, nonostante il programma sia stato funestato dall’orario infausto — perché partiva alle undici di sera, le ventitré, e oltretutto sempre in ritardo — malgrado questo, dicevo, è andato bene. Quindi la voglia nostra di rifarlo c’è, la voglia loro anche, però pare che non siano i presupposti validi, che ci sia una corrente interna… Insomma, staremo a vedere.

GT: Siamo a “Maremetraggio” e non possiamo non parlare di cinema. Che spazio c’è per la vostra comicità al cinema? Che rapporto c’è tra la vostra comicità e il grande schermo?

Greg: Per la nostra comicità in Italia, per com’è adesso il cinema, di spazio ce n’è poco, perché in Italia abbiamo visto che la tendenza naturale è quella di riproporre pedissequamente al cinema quello che si fa a teatro o nel cabaret o in televisione. Quindi, la ricerca di cucire un film, proprio uno straccio di tessuto connettivo tra vari sketch e varie battute, mentre invece noi vorremmo fare un film di sana pianta, un film che abbia un sapore, un sapore molto affine alla comicità ebraica americana che è quella che amiamo, quella che va dai fratelli Marx passando per Jerry Lewis fino ad arrivare a Woody Allen e Mel Brooks. Malgrado i paragoni siano eclatanti, ci piacerebbe appunto girare un film vero, che sia divertente e che però abbia quel minimo di spessore per cui uno esce soddisfatto dalla sala.

GT: Esiste già un’idea di base?

Greg: L’idea di base c’è, non c’è l’urgenza di farlo per forza, a tutti i costi, subito. Cioè, è sempre meglio uscire quando uno ha le idee ben chiare, quando ha un prodotto in mano che non ti faccia vergognare in seguito.

GT: I nuovi mezzi, Internet per esempio. Il nostro è un web magazine… Secondo voi quale futuro “artistico” può avere? Per esempio, tu sei un navigatore di Internet, sei interessato al discorso?

Greg: Sono interessato al discorso, a tutto il discorso del computer benché non ne abbia ancora uno. Non mi sono avvicinato perché ho paura di non avere tempo a sufficienza o comunque capacità di impararne l’uso, quindi mi rimane lì questo “mammozzone” ingombrante in casa senza saper usarlo… Però intendo farlo perché sono affascinato da tutto quello che è connesso, applicandolo alle proprie capacità, tutta la potenzialità che il mezzo ti offre. Ci sono state proposte anche per delle cose sotto forma di Internet: sit-com oppure programmi intesi come programmi televisivi che possono essere trasmessi via Internet.

GT: Quindi ritenete che questo possa essere uno sviluppo futuribile, quello cioè di allagare a Internet anche delle trasmissioni televisive, magari costruite appositamente per la rete?

Immagine articolo Fucine MuteGreg: Sicuramente secondo me nell’arco di tre anni al massimo Internet diventerà la televisione alternativa, cioè quella televisione che non può essere trasmessa per via tradizionale. La televisione su Internet, visto che la scegli, ti dà la possibilità di vedere delle cose che altrimenti in televisione non verrebbero trasmesse. è un po’ come il cinema: ti permette più lussi della televisione in quanto è più libero e Internet sarà un mezzo molto seguito dai giovani. dove secondo me avranno l’occasione di vedere qualcosa che in televisione non possono vedere.

GT: E la vostra carriera di inviati speciali?

Lillo: …per “Le Iene”, dici?

GT: Per “Le Iene” e poi anche per “Portami al mare, fammi sognare”.

Lillo: Sì, per le Iene siamo inviati speciali atipici, facciamo delle interviste assolutamente folli, prive di senso e…

GT: Non mi ruberete il mestiere insomma…

Lillo: Ma no, infatti non potremmo mai essere giornalisti seri in quanto non abbiamo né la preparazione, ma neanche abbiamo la testa per farlo… Invece per quell’altro tipo di servizi, sai quelli più demenziali, quelli assurdi, cinici, quelli che facciamo con “Le Iene”, lì abbiamo molto da dire.