Poesia per il millennio
Fra la polvere della storia,
fra resti di ossa di vecchie ideologie,
un passo avanti ma apparentemente nessuna possibilità di andare avanti o indietro
e in principio pensando a un sogno che batte la testa
contro lo schermo di un computer che lo ha già infocommercializzato,
alcuni vedono il Millennio come miliardi
di persone bisognose, altri come miliardi
di dollari; alcuni vedono il gap farsi più grande fra
ricchi e poveri, alcuni vedono Gap
espandere globalmente …….. i suoi negozi.
Come dare a tutti un tetto sulla testa?
Come dare a tutti tre pasti al giorno, ad infinitum?
C’è più terrore. Più avidità.
Più automobili che avvolgono completamente.
Più delinquenti e scorpioni
travestiti nella democrazia.
Più guerre. Più poliziotti. Più poveri,
più poveri, più
poveri e senzatetto
masse in stracci,
che cercano nelle immondizie, mendicanti, puttane.
Più fosse comuni, più promesse di pagamento
per un lavoro da schiavi,
maniche che si arrotolano lungo le Strade dell’Ago,
sciami di turisti che passano.
Morte, tu ci strappi il cuore e dici
Vedete, è solo un muscolo,
e lo nutri al sole del profitto.
Morte, ne abbiamo abbastanza dei tuoi sporchi lavori
e ne abbiamo abbastanza di piegare la schiena
e del gioco delle tre carte che ci ripulisce.
Siamo disgustati da questo destino di sfruttamento
e vogliamo un altro tipo di società,
e possiamo averla, e l’avremo.
Quello che conta si è spostato a Seattle
sette anni dopo L.A.
su un palcoscenico più ampio
40.000 lavoratori e ambientalisti internazionalmente forti
e il calcio in culo della nuova classe
che se ne frega del gas lacrimogeno e delle prigioni
che leva il canto a spirale
contro la negazione
che è il capitale
e ora possiamo e vogliamo
aggiungere più scintille di povertà a coloro che ardono
su ogni ingiustizia, dando vita insieme
al falò del Millennio che diffonderà
il nostro desiderio di un mondo cooperativamente accordato
come uno strumento costruito e suonato da tutti,
per riprenderci tutto il corpo dell’anima,
e la dignità inchiodata al secchio dell’immondizia,
e le facce rubate e i sentimenti distrutti,
ed essere capaci infine di uscire da questa prigione continua
in un mondo in cui un pezzo di pane
sarà per tutti senza profitto,
in cui giungerai a una porta non più straniero
per scoprire che lo spazio è tuo semplicemente perché sei umano,
e gratis anche le scuole e gli ospedali
per te per vivere pienamente il tuo cuore
nel modo in cui era destinato a battere.
In tuo onore
No niente
è non affermabile.
Hai voluto, hai avuto.
Siamo nel piccolo foro nella tua testa
in cui è entrato il proiettile.
Il tunnel da Mosca a Marciume.
Non siamo altro che impercettibili ora,
formiche che vanno avanti e indietro
portando filamenti, le più semplici fibre
di acciaio sulla schiena.
Ci vorrà tempo
essenze di tempo, mesi, anni forse
ma siamo già abbastanza avanti
nell’atto di sentire da qui
dove stai andando.
Le nostre carovane di fibre di acciaio
nella tua ferita vanno avanti
senza posa, notte e giorno.
Alla fine del tunnel,
la costruzione della canna del fucile
procede bene. La canna del fucile
deve venire per prima, in tempo per
la domanda crescente dal basso.
Noi già lo sappiamo, sì, noi che
non produciamo alcun suono che tu possa ancora sentire,
noi sappiamo che il grilletto, i proiettili
e l’impugnatura saranno completati
precisamente nel momento in cui
i popoli del mondo finalmente
ne avranno avuto abbastanza del tradimento globale
si solleveranno come
un’unica mano per i secoli a venire
e infine respingeranno la pistola del suicidio
dal tuo cervello
e mireranno al Killer-Poliziotto-Capitalismo
e lo elimineranno,
Majakowsky,
in tuo onore.