Immagine articolo Fucine Mute

Ultimo tango a Sarajevo

8 marzo del novantaquattro.

La Sarajevo amorosa non si arrende.

Sul tavolo l’invito per il matinée danzante al “Sloga”.

Naturalmente, ci andiamo!

I miei pantaloni sono abbastanza stazzonati,

e la tua veste non è da via Veneto.

Ma noi non siamo a Roma,

noi siamo in guerra.

Arriva anche Jovan Divjak. Dagli stivali si vede

che è appena giunto dalla prima linea.

Quando ti chiede un ballo, tu sei un po’ confusa.

E’ la prima volta che ballerai con un generale.

Il generale non sa neppure lui l’onore che ti ha fatto,

ma, per Dio, anche tu al generale.

Ha ballato con la più celebrata signora di Sarajevo.

Ma questo tango — è solo nostro!

Dalla spossatezza ci gira un po’ la testa.

Cara, è passata anche la nostra magnifica vita.

Piangi, piangi pure, noi siamo in via Veneto

e questo forse è anche il nostro ultimo ballo.

Immagine articolo Fucine Mute

Tutto allora potevo

Tutto,

fintanto che eri con me,

potevo.

Persino,

come mi avesse disegnato Chagall,

volare sopra Sarajevo.

Strano che per disturbo dell’ordine

non mi abbia mai arrestato la polizia.

Si vede che anche la polizia era innamorata.