Lorenzo Bertuzzi (LB): Per chi non avesse ancora letto la postfazione pubblicata nell’edizione italiana di “Desperadoes”, vorresti presentarti ai fan italiani?

John Cassaday (JC): John Cassaday: nato il 14/12/1971. 1.85 metri x 75 chili. Cresciuto in Texas. Controllare il sito della Wildstorm per ulteriori informazioni.

LB: Leggevi fumetti quando eri piccolo? C’è stato un fumetto in particolare che ti ha fatto venire voglia di diventare un disegnatore?

JC: Prima di tutto io disegno e inchiostro. Batman, G.I. Joe, Capitan America hanno influito molto: tutti grandiosi!

LB: Prima del grande successo di prodotti come “Jonah Hex”, i tuoi “Desperadoes” e “Preacher”, esisteva una produzione mainstream di fumetti western negli Stati Uniti? Io mi ricordo solo di “Turok”… Non pensi che scommettere di più su questo genere possa aiutare l’industria dei fumetti?

JC: Mi piacerebbe molto che fosse così, ma un prodotto deve vendere. Altrimenti, gli editori non sono molto propensi a correre il rischio. Penso che se le grandi stelle del fumetto si dedicassero maggiormente al western, la situazione potrebbe anche cambiare.

LB: Non hai mai visto qualche fumetto western europeo, ad esempio, “Blueberry” di Moebius? Negli studi di preparazione a “Desperadoes”, quali sono state le tue fonti?

JC: Adoro Moebius. Mi piace molto anche Alex Toth e le striscie di “Lone Ranger” dei primi anni ’80, di Russ Heath. E anche le illustrazioni del “Piccolo grande libro” di Henry Valley degli anni ’30. Sono tutte cose BELLISSIME. I film mi hanno ispirato molto nel mio lavoro. “The Searchers” e “Wyatt Earp” sono in cima alla lista.

LB: Tu sei uno dei pochi artisti del panorama fumettistico attuale che danno maggiore importanza alle espressioni del viso piuttosto che alle posture e ai corpi disumanamente deformati. Hai per caso ricevuto un’istruzione artistica classica?

JC: No. Cerco solo di utilizzare i personaggi delle mie opere come attori in carne e ossa. Sento la storia attraverso loro. Spesso, senza accorgermene, io stesso assumo le espressioni che sto disegnando.

LB: Il tuo stile mi ricorda un po’ quello di artisti come K. Maguire e A. Hughes. Quali artisti credi che ti abbiano influenzato maggiormente?

JC: Mi piacciono molto entrambi. I miei preferiti sono però Kirby, Miller, Byrne, Toth e Mignola. Il mio artista preferito è N.C. Wyeth, un illustratore americano dei primi del secolo.

LB: Di solito, tu stesso inchiostri ciò che disegni… è un modo per essere pagati il doppio? Seriamente, quanto ore al giorno lavori? E quanto tempo ti richiede il completamento di una pagina?

JC: Tra matite e chine… circa 6-8 ore.

LB: È più difficile dare vita grafica alle stranezze che Ellis inserisce nelle sue storie o riparare i recinti del tuo ranch (questo per provarti che ho letto la tua introduzione)?

JC: Ah! Riparare i recinti può essere incredibilmente faticoso!

Immagine articolo Fucine MuteLB: La tua interpretazione del Barone Strucker è stata grandiosa: un uomo grasso, calvo e drogato che rendeva perfettamente l’idea del vecchio soldato nutrito solo dal dolore e dalla voglia di vendetta. Dopo “X-Men/Alpha Flight” e la mini di “Union Jack” hai lasciato la Marvel: c’è stato qualche particolare motivo?

JC: Grazie dei complimenti! Il motivo per cui ho lasciato la Marvel è Planetary.

LB: Ho letto che hai iniziato la carriera di professionista grazie a M. Waid che mostrò alcuni tuoi lavori a J. Mariotte che, a sua volta, ti presentò a W. Ellis: è vero? Cosa ne pensi dei concetti che stanno alla base di “Planetary”? Possiamo considerarlo come “X-Files” che incontra cinquant’anni di storia del fumetto americano, il tutto in salsa post-moderna? Ti aspettavi una reazione così entusiastica da parte dei fan?

JC: A dire il vero, Mark non mi presentò a Warren. Warren aveva visto delle tavole che avevo disegnato quando lavoravo per la Caliber Comics. Gli erano piaciute e volle collaborare con me. Così iniziammo un progetto chiamato “Six Steel Hearts” per la Caliber. Riuscii a completare quasi tutto il primo numero, ma poi iniziai a lavorare, venendo pagato molto meglio, dalla Dark Horse e dalla DC. Ma Warren mi capì. Sono elettrizzato dal fatto che alla gente piaccia “Planetary”.

LB: Quanta libertà ti viene concessa nella realizzazione grafica delle sceneggiature di Ellis? Ci sono state alcune parti che avresti voluto cambiare?

JC: No, non proprio. Adoro le storie di Warren. Ci sono alcuni rari passaggi che bisognerebbe aggiustare un po’… ma se ho delle idee, lui le ascolta tranquillamente.

LB: Da dove hai tratto l’ispirazione per caratterizzare i personaggi di “Planetary” n°1? Infatti, se Doc Savage e Tarzan sono delle icone moderne, semplici da riconoscere, gli altri eroi pulp non sono così famosi: hai letto molti libri pulp o hai visto molti film per dare vita al Ragno e agli altri?

JC: Il pulp, i vecchi telefilm… mi piace un sacco quella roba!

Immagine articolo Fucine MuteLB: Mi è piaciuta molto la citazione da “Crisis”, la morte di Flash. C’è un personaggio dei fumetti in particolare che vorresti disegnare?

MM: CAPITAN AMERICA. E lo farò!

LB: Mi viene in mente l’apparizione di O. Welles in “Desperadoes”… trai l’ispirazione da fotografie o da film per i tuoi lavori? Quali sono stati i modelli per i tre protagonisti di “Planetary”?

JC: L’unico personaggio in “Planetary” che assomiglia veramente a qualcuno è Drummer. Assomiglia a me. Gli altri sono delle combinazioni di persone differenti.

LB: Eroi pulp, Godzilla, poliziotti di Hong Kong, un certo retrogusto tarantiniano nella scelta delle sequenze e dei costumi… che genere di film ti piace?

JC: Tutti, se i film sono BELLI.

LB: Giapponese, cinese… Warren ti pagava gli straordinari perché imparassi delle lingue straniere? Ho letto che Ellis voleva che la copertina di ogni albo rispecchiasse lo stato d’animo che pervadeva la storia, cambiando in ogni numero il titolo e l’aspetto generale. Ciò ti ha aiutato a provare nuove soluzioni artistiche?

JC: Questa è la sfida più impegnativa dell’albo: ogni volta deve essere Immagine articolo Fucine Mutedifferente. I cambiamenti sono necessari, assolutamente necessari.

LB: Dopo “Planetary”, quali saranno i tuoi progetti?

JC: Sto preparando alcune cose di cui, mi dispiace, ancora non posso proprio parlare. Verranno presto pubblicate alcune cover per Batman e Superman, ma nel prossimi tempi, sarò su “Planetary”.

(traduzione a cura di Andrea Leitenberger)