Immagine articolo Fucine MuteRoberto Lisjak (RL): Allora, che te ne pare di questo nuovo palasport: durante il concerto hai espresso un parere positivo…

Lorenzo: Si, il palazzetto mi sembra molto bello e soprattutto molto adatto agli spettacoli musicali. Se proprio vogliamo guardare il pelo nell’uovo, mi dispiace che il pubblico sia stato tenuto piuttosto lontano dal palco ma abbiamo dovuto montare una voluminosa impalcatura che regge le luci dato che nel palasport di Trieste non esiste una struttura adatta al posizionamento dei riflettori. È strano, in tutti i palasport in cui abbiamo suonato questa struttura c’era ed è un peccato che in un palasport così bello manchi un particolare così importante. Devo comunque dire che dal punto di vista dell’acustica è un posto eccezionale, da dove ero io si sentiva alla grande, da dove eravate voi si sentiva bene?

RL: Voglio ben vedere che tu sentivi bene, avevi il posto più costoso! Scherzi a parte, noi sentivamo benissimo. (Lorenzo gira l’Italia con un impianto da 15 milioni a sera, il migliore d’Europa, dice, l’unico in grado di migliorare la pessima acustica dei palazzetti, ndr). Forse gli odori non si sentivano benissimo… A proposito, com’è nata l’idea dei profumi?

Lorenzo: Mi è venuta leggendo un libro sulle liturgie. Volevo realizzare uno spettacolo che coinvolgesse tutti gli aspetti della comunicazione, e il profumo è uno di questi. è il primo concerto da annusare oltre che da ascoltare: e da vedere.

RL: Qual è il tuo sogno. Che mondo vuoi costruire?

Lorenzo: Mah, non so che mondo costruire, non voglio costruire nessun mondo, non c’è niente da costruire, abbiamo già tutto a disposizione.

RL: In che mondo allora ti piacerebbe vivere?

Lorenzo: Mi piace vivere in questo mondo, vivo da privilegiato in questo mondo, quindi sarei un ingrato se dicessi che non mi piace vivere la vita che vivo, parlando proprio dal punto di vista personale, poi mi piacerebbe contribuire anche a migliorare quella degli altri, se fosse possibile farlo.

RL: In parte ce la fai…

Lorenzo: Lo spero. Sono un po’ cotto perché cominciano a essere le due e cinque, dobbiamo partire per Treviso dove domani abbiamo un altro concerto. Vorrei ringraziare tutti, grazie di essere venuti a Trieste, eravate in tanti, mi sono divertito molto. Un bel posto, un bel pubblico… Bello, bello.

RL: Tu hai detto che conosci dei triestini pazzi come cavalli…

Lorenzo: Uno si chiama Elvio Moratto, è un musicista, un produttore (ha prodotto Walking, ndr). Non lo vedo da dieci anni, però io e lui lavoravamo insieme in discoteca 15 anni fa ed era veramente fuori, un pazzo scatenato.

Ricorda di lui Elvio Moratto, arrangiatore e produttore triestino (sue le produzioni di Sabrina, di Scialpi, di Ramirez, ma anche collaborazioni con grandi artisti stranieri, come con Billy Preston):

Elvio Moratto (EM): La cosa più divertente che mi sia capitata è stato il disco con Jovanotti “Walking”: ci siamo conosciuti alle 4 e alle 8 stavamo già in sala di registrazione. Abbiamo girato in lungo e in largo per presentare quel suo nome curioso, al quale a Roma nessuno credeva: poi abbiamo incontrato un discografico a Milano che ha pensato: cappello da turco, vestito strano, molto simpatico, proviamo. Ed è stata la sua fortuna. Un altro aneddoto. Pensa che suo padre dirige i Musei Vaticani, mi ricordo quanto soffriva vedendo il figlio con l’orecchino… Invece da Walking è esploso un fenomeno nazionale, e con un disco costato un milione quando gli altri già ne costavano venti.

A microfoni spenti aggiunge:

EM: È un ragazzo fantastico, un pazzo come me: pensa, una sera dopo la discoteca ci siamo guardati in faccia e da Roma abbiamo deciso — dalla sera alla mattina — di partire per Milano a caccia di fortuna. Con noi non avevamo niente, se non un bagaglio pieno solo di idee, voglia ed entusiasmo e tanta, tanta incoscienza. Abbiamo caricato il suo materasso — unica nostra dote — sul tetto della macchina e abbiamo imboccato l’autostrada, direzione Milano. E per strada ha pure piovuto. Quando siamo arrivati, anche il materasso era andato, completamente zuppo d’acqua e ormai da buttare. Non avevamo più niente. Ma siamo andati avanti. E il tempo ci ha dato ragione.

RL: Quindi confermi che i triestini sono tutti matti?

Lorenzo: Io ne conosco due e sono tutt’e due matti, poi infatti la legge sui matti è stata fatta qui…

RL: Magari noi confermiano questa regola…

Lorenzo: Mah, direi di sì, insomma per adesso sì: non abbiamo avuto molto tempo, ma è bastato….

Ci raggiunge un simpatico cagnolino…

RL: È tua la “belva?”

Lorenzo: Sì, è il mio cagnolino. Facciamo le presentazioni:. “Pinocchio, ti presento Roby”.

RL: Pinocchio, che bel nome!

Ciao, Lorenzo, alla prossima! E ce ne andiamo.

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a cura di Gianfranco Terzoli