Quest’articolo è apparso sulla rivista di critica fumettistica statunitense Wizard, nel gennaio del 1996, assieme ad altre interviste dedicate a giovani e promettenti autori (ricordiamo tra gli altri Ellis, Ramos Allard e lo stesso Macan) che in quell’anno stavano balzando agli onori delle critiche.

«Quando devo iniziare e mi trovo davanti alla tavola», dice l’artista croato Ed Biukovic, «mi sento come se dovessi affrontare un nemico. Ho una mano molto nervosa, questo è il vero problema. Le mie matite sono molto precise, ma quando devo inchiostrarle, le mie mani sembrano impazzite, perché non sono un tipo paziente. Così finisco a disegnare ogni volta in maniera differente, e il risultato è una strana combinazione o commistione di stili e segni diversi.»

Biukovic, 26 anni, ha iniziato a lavorare molto giovane.

«All’inizio, pensavo che l’arte sarebbe rimasta un hobby, ma poi, cresciuto, dovendo decidere a quale liceo iscrivermi, mi sembrò naturale scegliere d’andare a studiare in un istituto d’arte. Quella fu la mia prima grande decisione. Pensavo: se so disegnare perché non provare a farne un lavoro? Decisi di provare a diventare un disegnatore di fumetti durante il mio primo anno di scuola, quando il mio professore disse: “Oddio, guarda, qui abbiamo un altro disegnatore di fumetti “.
Il professore si stava riferendo al fatto che c’era un piccolo gruppo tra noi studenti, che stava decisamente prendendo quella direzione. Fu in quel periodo che incontrai Darko (Macan) (scrittore affermato oggigiorno e suo più frequente collaboratore)».

Biukovic adempì all’obbligo della leva militare nell’esercito croato, prima di avere il suo primo lavoro da professionista nel mondo dei fumetti; poi, assieme a Macan ed a altri scrittori del suo paese, lavorò per una rivista tedesca che pubblicava fumetti dell’orrore. Dice ridendo:

«A dire la verità quel libro era merda… Cercavano di imitare le classiche storie della Ec Comics, sul tipo di Tales from the crypt, ma dovevamo disegnare il tutto senza che comparisse del sangue. Non volevano nemmeno che usassimo troppo inchiostro nero perché avevano paura che spaventassimo i lettori.»

In seguito trovò impiego presso alcune riviste europee che pubblicavano fumetti per bambini, fino a quando lo scoppio della guerra contro la Yugoslavia lo portò a cercare un impiego più redditizio come freelance nel prestigioso studio di animazione della Zagreb Films.

«Diressi alcuni corti spot propagandistici, feci alcuni storyboards e curai la colorazione di alcuni prodotti dello studio.»

Biukovic ritornò al fumetto due anni dopo con una Graphic Novel, stampata per il mercato indipendente, che raccoglieva delle vecchie storie dell’orrore realizzate assieme al suo amico Darco Macan.

«Subito dopo spedimmo lo script per Grendel Tales: Devil and Deaths e adesso mi ritrovo a realizzare i quattro numeri di Star Wars: X-Wing rogue Squadron per la Dark Horse (sempre scritto da Macan).»

Biukovic considera Grendel Tales: Devil and Deaths il suo migliore lavoro fino ad ora. E riguardo al classico sogno nel cassetto?

«Impazzirei per lavorare con quel bastardo di F. Miller — ruggisce Biukovic — ma non su qualsiasi cosa; mi piacerebbe collaborare con lui sulla sua roba pulp, hardboiled (Sin City).»

Biukovic si schermisce e quasi si scusa quando veniamo a parlare della sua improvvisa popolarità:

«Sono stato fortunato. Se posso dirlo anche troppo fortunato. Non ero nessuno fino ad un anno fa e adesso la gente mi riconosce. Tutto ciò quasi quasi mi fa paura ma allo steso tempo mi inorgoglisce.»


06/12/99: Comunicato ufficiale della Dark Horse

La domenica mattina del 5 dicembre Edvin Biukovic, un dei più dotati giovani artisti contemporanei, vincitore del Russ Manning Best Newcomer Award nel 1995, premio che viene assegnato al nuovo miglior artista dell’anno, dai più conosciuto per il suo lavoro sui fumetti tratti da “Guerre stellari” realizzati dalla Dark Horse, è morto per le complicazioni seguite ad un’operazione effettuata, per la rimozione di un tumore al cervello recentemente diagnosticato, nella sua città natale di Zagabria, in Croazia.

Tra i lavori del trentenne artista si ricordano: “Grendel Tales: Devils and Deaths”, “Star Wars: X-Wing Rogue Squadron — The Phantom Affair” e “Star Wars: The Last Command” per la Dark Horse, mentre per la DC Comics:“Human Target”.

L’editore e amico di Biukovic, Peet Janes in un comunicato rilasciato dalla Dark Horse dice:

«Il lavoro di Eddie era caratterizzato da un forte grado di umanità: che stesse illustrando un mutante, un mostro ritardato in un terreno devastato dalle radiazione nucleare in Grendel Tales o personaggi umani o alieni che soffrono sotto il giogo di un tiranno imperiale in Star Wars, tutti i suoi disegni trasudavano forza e debolezza, cinismo e ottimismo, timore, gioia e rassegnazione.
Le tensioni della storia si posavano saldamente sulle spalle dei personaggi disegnati da Eddy; il dinamismo del loro incedere, l’eloquente linguaggio dei loro corpi, le righe che segnavano le loro facce scavate, rendono il lavoro di Eddy un modello per qualsiasi aspirante disegnatore. Come artista e come amico, ci mancherà per sempre.»

Dice lo scrittore Darko Macan, che ha collaborato con Biukovic su lavori come Grendel e Star Wars:

«Spesso prendevo in giro Ed per il tempo che passava su ogni pagina — il suo perfezionismo lo portava frequentemente a mancare le scadenze di settimane se non di mesi, ma non accampava mai scuse e scherzosamente si lamentava su come io non lo capissi, su come doveva sforzarsi nel migliorare la sua tecnica e su come non desiderava che la sua arte fosse solo un lavoro. “Se permetto che questo accada, potrei pure lavorare in una fabbrica”, diceva spesso. Ed, ora lo vedo chiaramente, aveva assolutamente ragione. Con così tanto talento e, triste solo a pensarsi, con così poco tempo a disposizione, doveva bruciare intensamente e far risplendere le sua capacità chiaramente — non prendere mai la via più semplice, non mollare mai, mettendo la sua vita in secondo piano rispetto alla sua arte. Non aveva altra scelta, dato che soltanto il completo sacrificio, la totale dedizione sarebbero stati appropriati. Un perfezionista fino alla fine, il nostro Eddy.»

Immagine articolo Fucine Mute