La suite matrimoniale
La terza notte nella suite matrimoniale senza la sposa, ebbe paura.
Non poteva affrontare un altro sogno così,
non bagnato (*), come si sarebbe aspettato, ma nemmeno secco — uomini che scavavano buche
per poi riempirle d’acqua, asini che attraversavano valli improvvisamente allagate.
L’orologio faticava a svegliarlo,
a tirarlo fuori dall’enorme letto,
oltre il sofà nell’angolo, su per i due gradini
nella doccia di cui aveva a stento bisogno,
dove si strofinava fino a diventare pulito come il >neonato
che sperava di concepire quella notte,
sotto il baldacchino simile a un sottogola,
in quella stanza di rosa e verde.
Nudo e gocciolante, chiamava la reception
per sentire se lei lo aveva chiamato, poi restava immobile
ad osservare il nuovo porticciolo,
come se potesse intravederla su uno yacht.
La terza notte non ne poté più –
Si vestì, con l’odore del profumo di lei intorno,
e lasciando lì i vestiti di lei,
l’abito nuziale nell’armadio,
passò davanti al portiere di notte sordo, fino alla macchina.
Non aveva idea di dove fosse diretto, solo voleva che lei,
se fosse mai tornata, potesse vivere la suite matrimoniale da sola,
potesse rigirarsi in quel letto a baldacchino
e raccontargli i suoi sogni.
(*) (wet dream = polluzione notturna)
Testimone
O la poesia che inizia con un verso di Shelley.
Un uomo che stava per impiccarsi
vide delle strane luci nel cielo.
Continuò a preparare il cappio perfetto
ma le luci continuarono a danzare, come scintille.
Perché non andavano da qualche altra parte, pensò.
Sfrecciavano così velocemente qui e là
In movimenti triangolari,
e cambiavano anche di colore –
prima bianche, poi blu, quindi rosse.
L’uomo gettò la corda per terra
mentre le luci gli si avvicinavano, poi via di nuovo
per poi fermarsi e formare un triangolo
appeso lì sulla sua testa,
scendendo lentamente, finché riuscì a vedere
la forma nera da cui le luci pendevano –
di sicuro qualche meraviglioso velivolo celeste
mandato qui perché lui potesse esserne testimone,
e si fece il segno della croce, immobile
mentre le luci decollarono di nuovo, più veloci di un grido, e presto sparirono
oltre il confine del firmamento,
lasciando le stelle fisse
e le nuvole spinte dal vento davanti alla lune,
niente provava quello che aveva visto
ma l’aveva visto, e fischiò al cavallo
di riportarlo per la strada buia, a casa.