Sopravvivenza
Esaurita ogni possibilità
ora di un futuro qualsiasi
rifiutandolo
come un guscio vuoto
come un preservativo usato
partiamo alla ricerca
di un io sostituto
Ma il passato è un giogo
che ci imprigiona
controversia assoluta
invenzione civile
per massificare opinioni
convogliare pensieri
purificatore di menti,
un bisogno biologico bovino
Il passato è una citazione morta
una copia una carcassa
che divoriamo
come avvoltoi
ognuno trascinando il proprio pezzo
con la paura
di perdere noi stessi
che i nostri corpuscoli
si oscurino
che la vista affievolisca
e la nostra stirpe perisca
Ogni possibilità esaurita
gli eroi sono esausti decimati
la ricerca vana
In silenzio di nascosto
rientriamo nell’ombra
delle nostre vite
nel nostro bozzolo
in ibernazione permanente
Partenza
È tempo ormai
di radunare tutti i miei anni
(imballarli con ordine, senza mischiarli)
assicurare la casa contro disgrazie remote
radunare tutte le montagne e le confluenze
ripiegare le false frontiere
(memorizzare tutti i segnali e poi distruggerli)
e in altro luogo, in altro tempo,
ricostruire la mia identità.
Parto per sempre
senza sapere nei sogni di chi avviene il viaggio
chiedendomi cos’è questa vita
se non una dolorosa partenza verso l’ignoto
oltre la fine del tramonto e dell’arcobaleno
al di là dei limiti di coscienza e conoscenza
verso il segreto di ciò che non siamo,
in un sogno di stelle cadenti
da dove i venti
ci portano
nuove isole
disabitate
come celle.
Pax Oedipus
Sono qui
come un Edipo
che vede tutto
senza vedere niente
in un paesaggio che termina sotto terra
Cambiati gli angoli del mondo
eternamente vittorioso
e eternamente sicuro
sono partito per Tebe, per te
Dov’è quel Profeta
che succhiò il sangue di una pecora nera,
che confuse i miei sensi,
e che ora dovrei incontrare
per mostrargli il mio cammino
oltre il Cane Infernale
di ritorno agli Inferi?
Dov’è quel Profeta
che sconvolse le mie madri
frantumando il mio paradiso
liberandomi in questo imbroglio
che loro chiamano Vita
I Balcani
Cloaca di eresie
e di eretici
che l’Europa infiamma
e estingue
sui suoi roghi,
che tortura
su letti di Procuste
e in modo poco ortodosso
imprime nelle loro menti
i loro peccati
Un nodo di luce e oscurità
per definizione
sciolto solo da una spada
Un crocevia di forche
aia di ossa
cascata di lacrime
Da troppo tempo
né pace
né presente
Tra due mondi
Perso tra due mondi
uno morto,
l’altro incapace di nascere
senza sopracciglia
e senza nuca
Così poco cervello è rimasto
per capita
così poco buon senso
in questo regno di guglie logorate
e anni di siccità
Senza testa
ma in testa eunuchi e piccole menti
Qualcuno disse: l’Acheronte è in vista,
profondo come la vita
Passiamo la notte nel campo
di precedenti sciagure
pieno di escrementi e rifiuti al mercurio
Aspettiamo il traghettatore
che ci porti oltre senza pegno
alle sponde nebbiose
fine delle nostre speranze
alla Salvezza
la caduta finale
Alla fine
che la nostra Salvezza è
o non è?
E’
?
!
(traduzione dall’inglese di Andrea Leitenberger e Umberto Mangani)