Interni napoletani
Una città di appartamenti ora lontana, varchi
di luce in cui i giorni invecchiano.
Una città di perché no? e le ore pendono
campana per campana nella città,
ma la terra tremante si è spaccata ed il nucleo
sgorga fuori caldo. Alcuni hanno una piccola sedia
[sulla strada,
un pacchetto di sigarette da vendere. Aroma di
[basilico, rèsina,
odore di pesce, pane, puzza di traffico
sempre in movimento lungo la baia, l’occhio si acceca
[nella foschia blu
tra la montagna e la baia.
Vedi questo e poi muori.
Fuori, nell’acqua notturna
due uomini pescano il buio, uno con una luce,
uno una fiocina. Verso l’interno Orione scintilla,
rischiarando la collina, dove le luci fioche luccicano
[tutta la notte nella casa dei morti:
Giovanni e famiglia, Rosaria, Longobardo,
tutti i loro bambini ripiegati nei cassetti,
accatastati fino al soffitto, ognuno una candela,
ognuno il suono intermittente di una campana a
[convocare i santi,
la litigiosa folla cittadina lungo la costa.
Il messaggio di Ercolano
Inizia, padre perdonami, oggi non ho imparato
che una parola, oziosamente, addormentato al sole
tra le pietre marroni, mentre le guide alla città sepolta
biascicavano in tre lingue.
Sono andato di vita in vita, di pietra in pietra
nella spessa polvere dove dimorano le lucertole.
Papà Lucertola, la sua innamorata,
i suoi amici indaffarati ed i loro numerosi bambini.
Dove c’era il vinaio e i pettegolezzi al pozzo, il forno,
la scritta lasciata da un debitore sul muro del suo
[creditore,
quella per una puttana, è dolce come un fico, una
[vite, un loto gustoso.
Colti fianco a fianco nell’improvvisa polvere:
vecchi o giovani con la loro prole, uno schiavo digrigna
[i denti marci, Plinio, i cittadini, tutti
morti come tutti i morti sono.
Sepolti. Non più stanze in cui combattere,
fare l’amore, filare, sognare o svegliarsi all’improvviso
al canto del gallo, al rumore dei bambini e degli altri
[uccelli,
la lunga risacca del mare di notte, finito.
Più nessuno qui, se non un vecchio con le sue rovine
che bofonchia nel regno delle lucertole
esaurite le preghiere agli dei fallaci: nulla è certo
né sacro a lungo. Fine del messaggio
Donna senza nome
Che dirle incontrandola per le scale,
persa nei tristi spazi nebbiosi
della sua meravigliosa distanza? Dirle:
Sei molto gentile. E molto bella.
Decenni fa, in una squallida città semibuia,
dove esiliato, freddo, avanzavo a grandi passi nel
[parco, d’inverno,
fumando il mio sigaro nero spuntato, cibando gli
[uccelli d’acqua,
i miei studi accademici sulle rive dell’acqua.
E questa è tutta la storia, i suoi tacchi
su per la tromba delle scale, l’ascensore che di nuovo
non funziona, la notte invernale, l’angolo dove
lei svolta in senso orario, fuori dalla mia vita per
[sempre.
È tardi, e la porta si apre verso l’interno.
Il suo nome, il suo nome, se solo potessi pensarci.
Il lusso di un nome,
negli alti alberi i corvi litigano.
Caffè, pasticcini. Prendo la sua foto
ricordandola come non era, i non-ti-scordar-di-me
attorcigliati tra le dita, mentre aggrotta la fronte
davanti alla vecchia macchina fotografica, tanto
[tempo fa.
Poesia da tradurre
Lui ama una donna. Se lei vivesse
dall’altra parte della strada
attraverserebbe il traffico per lei.
Se vivesse dall’altra parte della città
prenderebbe un autobus, prenderebbe un treno,
[chiamerebbe un taxi.
Se lei vivesse sull’altra sponda del fiume
prenderebbe il traghetto, una barca a remi,
[nuoterebbe
fino a lei che aspetta sulla riva il suo arrivo,
fradicio, con un fiore tra i denti,
e la lingua che si affatica a pronunciare le prima parole
[della lingua di lei.
Se lei vivesse dall’altra parte dell’oceano
lavorerebbe, chiederebbe l’elemosina, si indebiterebbe
[o ruberebbe,
e volerebbe da lei. Ma non è così.
Lei vive dall’altra parte di una frontiera chiusa,
in un paese senza visti o passaporti
o qualsiasi tipo di documento. Sarebbero più vicini se
[lei vivesse dall’altra parte della luna.
Sarebbe più viva per lui se fosse morta.
È come se esistesse dall’altra parte della musica
o del canto degli uccelli, dall’altro lato dello specchio,
vicina ma lontana, come un’eco. È la canzone
di cui lui non ha le parole, le parole di cui non ha
[la musica,
quasi la melodia che lui può quasi sentire.
La Polizia Segreta
Stanno ascoltando nei cavi,
nei muri, sotto le grondaie,
nelle ali dei balestrucci,
nelle orecchie delle vecchie signore,
nelle bocche dei bambini.
Stanno ascoltando questo, adesso.
Quindi ascoltiamo la polizia segreta,
una minoranza molto incompresa.
Dopo tutto hanno i loro diritti,
il modo tutto loro di vedere le cose,
dire le cose, rivoltare le cose,
anche loro hanno una cultura unicamente propria.
E noi pensiamo
che dovrebbero avere il proprio stato
dove potrebbero parlare le proprie
lingue incomprensibili, scrivere
le proprie confessioni, le proprie storie sconosciute,
coltivare la propria abitudine a spiare
spiandosi a vicenda, e sventolare
le proprie bandiere lì, sull’attenti
in parata, con le proprie medaglie ai propri monumenti
nei propri segreti anniversari, fare discorsi,
tessere le lodi al Dio della Paranoia.
Ed infine
seppellire i propri morti, pubblicarsi a vicenda i
[necrologi in codice,
e riposare infine nel proprio tipo di pace, per sempre.
Traduzioni a cura del Laboratorio Casa della poesia