Perché canta il Coyote
C’era un piccolo ruscello, vicino alla tana,
Ridotto a un rivolo, quell’arida estate in cui
Nacqui. Una notte di fine agosto iniziò a piovere;
Il Tuono ci svegliò. Gocce precipitavano rumorosamente
Sulla terra riarsa, sulle dense foglie di quercia, sulle rocce
Cariche di lichene, e la pioggia scendeva dalla collina tumultuosa
E picchiettante, il vento bagnando soffiava nella tana; sentivo il
Gocciolio delle foglie, l’umido fruscio di rami fradici battuti da raffiche di vento.
E poi — il canto del ruscello mutò: sentii cadere una pietra
Si formarono nuove increspature con gorgoglii dalle tonalità più basse.
Là alle nuove increspature bevvi, il mattino seguente,
Fresca acqua limacciosa che mi fece battere i denti.
Pensai quanto fosse fragile l’equilibrio di quella pietra:
La tempesta creò musica, quando cambiò il mio mondo.
Danzando con i dinosauri
Prima che venissimo sulla terra
prima che giungessero gli uccelli
c’erano i dinosauri,
le loro piume, erano un’idea luminosa
apparsa così:
vedi, due piccole creature dal peso
di due once ciascuna stanno tranquille e attraverso
le felci osservano con occhi vispi
i mostri dilaniarsi l’un l’altro
e scomparire; questi due guardano dal margine
di ciò che, in circa 50 miliardi di rotazioni
della terra che va raffreddandosi, sarà
chiamata Nuova Scozia — ora sibilando
come rettili guardano verso sud
Pan-Gea che si spacca e lascia
che un giovane Atlantico mandi il suo tuono a schiantarsi
sui pini sui quali essi si arrampicano
con corpi minuscoli nel vento che scuote,
notte di Settembre nella pioggia gelata ed
essi cantano, spiegano
piccole ali per ondeggiare in alto
spruzzare e sollevarsi
a venti mila piedi sui vorticosi
venti di un fronte freddo che passa e li sollevi
sul ghigno degli squali che vanno verso sud-est nel sole
e per tutto il giorno battono le ali sotto di lui passano da lassù
le spiagge rosa e nevose di Bermuda volando
attraverso il gelo e dalla luce alle tenebre
poi nella luce della luna su Leviatani
di acciaio con i loro pini mimici che li chiamano giù
a riposare e morire –
essi virano verso sud-est con fermezza ma arrivano
gli Alisei e li trascinano di nuovo curvando
verso sud sulle Windward Islands e
verso sud-ovest nel marino e scarlatto del
loro terzo giorno vengono giù
a quattromila piedi ancora battendo le ali su
Tobago, scendendo fino a che
le rughe delle onde si spalancano nella
risacca spumeggiante del Venezuela e cadono giù
attraverso la luce della luna ad appollaiarsi
sulla spalla dell’America del Sud, essendo diventati
i Cantanti Maschio e Femmina, avendo
indossato le loro piume ed essendo sopravvissuti.
2.
Quando divenni
uno del Tuono, mi dissero:
ecco un essere
dal quale puoi creare il tuo corpo
affinché tu possa vivere fino a vedere la vecchiaia;
ora mentre siamo di fronte al tamburo
e danziamo scuotendo le zucche: questa zucca
è come un arcobaleno di piume, delicatamente
legate con pelli di renna,
che ondeggiano al movimento della la zucca.
Non ho ancora meritato
le piume dell’aquila, solo
quelle degli uccelli piccoli
la cui vita continua nella zucca,
la cui vita continua nella nostra danza,
che ondeggia mentre la zucca risuona
e noi danziamo nel giorno illuminato dal sole
e nella notte illuminata dalla luna
per rendere omaggio alla piccola ragazza
che diventa una di noi,
così come a suo tempo era stato fatto per me,
per ciascuno di noi che danza.
Solo i piccoli uccelli, che hanno dato
il loro corpo affinché una piccola ragazza
potesse vivere fino a vedere la vecchiaia.
Li ho chiamati qui
per inserirli nel canto
che creò i loro corpi arcobaleno molto prima
che venissimo sulla terra,
che imparando canto e volo divennero
esseri per i quali il cielo infinito
e l’oceano senza strade sono un sentiero per nascere:
ora essi canteranno e noi
danziamo con essi, qui.
Scoperta del Nuovo Mondo
Le creature incontrate questa mattina
si sono stupite della nostre pelle verde
e degli occhi scarlatti.
Mancano di antenne
e non possono essere indotte a comprendere
quando dichiarate che esse sono
il nostro giusto cibo e prede e schiave,
né pare possano sapere
che lo spazio occupato dal loro corpo serve per materializzare
i nostri condensatori di ossigeno –
che esse suppongono siano creature
viventi e pensanti dapprima supplicate
come angeli, poi come diavoli,
quando vengono fiutate
da un condensatore che si dilata
nel loro spazio.
Questa mattina mentre noi ne esaminavamo il cervello,
da una di esse sanguinò la loro storia,
in arcobaleni olografici,
che noi raccogliemmo in una serie di leggende
decisamente interessante –
questo è quanto, sebbene
i colori fossero proprio graziosi prima che noi li
facessimo confluire nel nostro tempo;
il movimento dell’azzurro sbiadì
dettagli insignificanti che non avrebbero potuto essere inseriti
in nessuna delle nostre matrici di verità-
c’era, comunque,
nella loro storia, una singolare eco visiva
del nostro arrivo sulla loro terra;
un certo generale Sherman disse
a un gruppo di loro precisamente quanto
vi abbiamo detto a proposito di queste creature:
siamo destinati a stellizzare questo pianeta,
e loro non si STELLIZZERANNO,
quindi devono essere annientate.
ABBIAMO BISOGNO del loro spazio e azoto
che loro non sanno come usare,
non respireranno ammoniaca, come facciamo noi;
né d’altra parte cederanno la loro “aria” spontaneamente,
è quindi chiaro,
indipendentemente dai nostri “accordi” stipulati questa mattina,
che noi dovremo ucciderle tutte:
meglio ripuliamo questa orbita,
meno ne troveremo la prossima volta.
Abbiamo sottratto tutti i loro raccolti e provviste, che le rendevano pigre,
abbiamo ucciso i loro schiavi che fornivano la carne, ora
dovranno venire all’interno dei nostri recinti
per essere usate per i nostri studi definitivi
sulla diffusione di nostre malattie fra loro,
quali attacchi di cuore e cancri,
dato che non ne sembrano immuni.
– Se non compissimo questo dovere sarebbe triste
vedere queste creature indifese morire
recitando i loro sacri salmi e la dichiarazione dei diritti; ma niente paura,
le ricchezze di questo pianeta sono nostre
e il loro valore annulla qualunque dolore da altri eventualmente sentito.
Tra breve sgombreremo totalmente
il campo, come lo è oggi ai poli e poi qui
saremo al sicuro, ricchi e felici per sempre.