da Spaventapasseri di terra
(Serie di 23 poesie scritte a partire dalle foto di Erwin Schenkelbach, 1998)
“… e ogni buon pezzo di terra voi lo tormenterete con la pietra”.
(2 Re: 3, 19)
1
Basta un cappello di pietra
sulla tua testa di pietra.
Il giorno è lì, appende stracci
alle spalle della pietra
al tuo riflesso sul suolo
e tu, che hai ginocchia di pietra
nel campo, come un qualsiasi prete
in preghiera,
perso, tu attendi l’annuncio del vento, quel soffio
che un giorno forse
chiameremo maturità.
Che ci stai a fare tu oggi qui?
di cosa vivi?
Invento il vuoto
su erbe incerte
2
Il muretto sgretolato si chiude ad occhiello
i guardiani smarriti, lontani l’uno
dall’altro quanto sorgenti
nella montagna,
gridano l’uno
all’altro
che si lasci loro il tempo
di scrutare la pietra
capire il vento
alzare la mano verso la polvere
e che li si consideri responsabili
dei giorni andati.
Ora è notte nel
palmo del chiarore bruciato.
In mancanza di corvi
come sapere
se il mattino prenderà loro all’alba
un abito dal guardaroba
dell’Oriente
3
Un tempo piena di cavalli,
la montagna non caracolla più.
Non si dirà
mai più qui:
“Chi è con me,
chi?”
I tuoi battaglioni, re decaduto,
si sono dissolti nella nebbia, nel vento.
Abbandonati strada facendo (come obelischi impagliati)
nessuno verrà
da voi a cercare
una via
né a chiedere dove e quando partono
i carri del sole.
Il fuoco divora
tutto ciò che s’innalza sul suo cammino
e in primo luogo se stesso
4
Sulla sua testa si posa un uccello
per saggiare l’unghia, il becco,
asciugare l’ala al termine del viaggio.
Poi (come una ragga)
canta ma
non per te.
Depone un uovo nella tasca sinistra,
un uovo nella tasca destra.
Dice:
Il reale, tu non lo conosci
realmente
ma non sei il solo!
Poi (quanti poi in questa storia?)
il brav’uomo
scrive sulla pietra ventrale
dell’idolo
FRAGILE