Hasard ou Coincidences è l’ultimo film di Claude Lelouch, nuovamente interpretato da Alessandra Martinez e Pierre Arditi, un film a cui il regista ha pensato per dieci anni.
E Lelouch, come sempre, intreccia casualità e coincidenze, bugie e verità, caso o predestinazione, in un gioco lieve e delicato, sorridente e profondamente doloroso.
E’ una commedia e una tragedia al tempo stesso, come afferma lo stesso regista, ma sembra essere più amara degli altri film del regista francese, più pensosa.
Forse è una frase pronunciata nel film, che può spiegare meglio lo spirito di Hasard ou Coincidences: “the greater is the sorrow, the greater is to live…”
Chiara Barbo (CB): Hasard e coincidences: che significato anno…?
Claude Lelouch (CL): Coincidence è qualche cosa che può accadere, che accade ma in qualche modo è calcolata. L’hasard invece, è qualcosa che non si può calcolare. O meglio, è qualcosa che non può essere calcolata, da noi stessi, ma accade per il calcolo di qualcun altro (o di qualcos’altro).
CB: Nel suo cinema la donna sembra sempre essere più centrale dell’uomo, in questo continuo gioco di casi e coincidenze.
CL: Certamente, perché le donne hanno un istinto molto più forte dell’uomo, quello che viene anche definito il sesto senso, e quest’istinto è in qualche maniera l’insieme di chance e coincidence.
Purtroppo, come si vede anche nel film, le tragedie, le catastrofi, vengono sempre inaspettate, non si possono calcolare.
E quindi c’è, pian piano, la follia di Myriam. La follia e l’incoscienza. Incoscienza e follia sono sempre molto vicine.
CB: Ma nel film c’è anche altro. Nella vita di Myriam non ci sono solamente casi e coincidenze, predestinazioni, incoscienza e follia…
CL: Volevo fare un film anche, e forse soprattutto, sul coraggio e le donne sono molto più coraggiose degli uomini. Ho pensato a lungo sul fatto se il protagonista di questo film, con una storia come questa, dovesse essere un uomo o una donna. Ma con un uomo sarebbe stato tutto completamente diverso, meno vero e meno forte. Sarebbe stato uno stereotipo, un personaggio e uno sviluppo delle vicende molto meno complesso.
Io dico sempre che le donne hanno inventato l’amore, gli uomini gli affari!
CB: E le premonizioni nel suo film?
CL: Lei ha delle premonizioni verso l’inizio del film. Spesso le abbiamo ma senza essere pronti per quello che deve succedere. E lo stesso vale per lei. Le premonizioni non la aiutano affatto e, per uscire dalla follia, alla fine, deve capire che la vita offre comunque più della morte.
CB: Guardando il film si ha l’impressione che ci siano delle cose in comune tra lei e Myriam, il personaggio voglio dire. Quel guardare la vita attraverso la telecamera, anche se i bisogni sono naturalmente diversi: Myriam lo fa per tentare di recuperare disperatamente il figlio, e Pierre, allo stesso tempo, per riavvicinarsi alla vita. E lei?
CL: In comune c’è sicuramente quel linguaggio irrazionale che ognuno di noi usa per parlare a se stesso. E sicuramente la mdp… Io prendo tutta la mia forza dalla macchina da presa.
“Più grandi sono le disgrazie, più grande è la vita da vivere. Io sono profondamente convinto che la grandezza di un essere umano si rivela attraverso la misura degli ostacoli che il caso pone sul suo cammino.
Ho cercato di filmare il destino di una donna che sembrava avere tutto e che poi perde tutto tranne, forse, la volontà di vivere.
Seguendo il filo delle coincidenze, ho seguito il viaggio di questa donna che, forse, non si rende conto che vivere la sua vita significa, in realtà, viaggiare finalmente verso se stessa.”